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Vademecum antibiotici: come, quando e perchè!

Quando un’ infezìone delle vie respiratorie, della gola o del naso o dell’intestino è particolar­mente forte o fa fatica ad andar­sene, il medico può prescrivere degli antibiotici, in genere ad ampio spettro d’azione, cioè attivo contro un’ampia gamma di batteri. Gli antibiotici più usati distruggono le pareti cellulari dei germi, uccidendoli. Ma prima di assumerli bisogna essere certi che l’infezione sia proprio di ori­gine batterica: contro i virus, in­fatti sono completamente ineffi­caci.

Per questo una banale in­fluenza non si cura con gli anti­biotici e nemmeno il raffreddore o il mal di gola, visto che nella gran parte dei casi tali malesseri sono provocati da virus. Ma come si fa a capire se un’infezio­ne è batterica? Senza esperienza e senza esami di approfondi­mento è difficile. Di solito il me­dico di famiglia può farlo sulla base dei sintomi individuati. Ma spesso è difficile anche per lui. Se l’esperienza non basta si ri­corre a esami specifici.

Che siano in compressa, scirop­po, iniezione, aerosol, crema o spray, gli antibiotici vanno assun­ti nei tempi, nei modi e nelle dosi indicate dal medico e ripor­tate nel foglietto illustrativo. Sol­tanto seguendo alla lettera questi consigli si può ridurre il rischio di sviluppare resistenza nei batteri e di andare incontro ad eventuali eventi avversi. Ci sono antibiotici, come per esem­pio le penicillina e l’acido clavu­lanico, che possono infatti gene­rare reazioni allergiche. Una volta iniziata la terapia con antibiotico, poi, bisogna portarla fino alla fine. Non basta cioè che scompaiano i sintomi del males­sere e che si stia bene per inter­rompere l’assunzione. Bisogna prendere il farmaco fino a com­pletare il ciclo, secondo quanto prescritto, di solito 5, 10 o 15 giorni.

È necessario infatti essere certi che tutti i batteri siano eli­minati, evitando così che ripren­dano a proliferare e provocare un “ritorno di fiamma” dell’infe­zione, vale a dire una ricaduta, magari anche più forte di prima. Per la stessa ragione non biso­gna mai cambiare antibiotico in corso di terapia. Non sono tutti uguali e soltanto quando occorre il medico può prescrivere un  farmaco differente. Molecole diverse agiscono su batteri di­versi. E, quando magari un’infezione ritorna dopo essersene andata per qualche tempo, è sempre meglio rivolgersi al medico ed evitare assolutamente di pren­dere di nuovo, in modo autono­mo, lo stesso farmaco.

Debellando i batteri, gli antibiotici, provocano lo spiacevole effetto secondario di uccidere anche quelli presenti normalmente nel­l’intestino. Vale quindi la pena, ogni volta che si prendono anti­biotici, di assumere contemporaneamente, almeno per un paio di settimane, i probiotici: proteggo­no e ripristinano la flora batteri­ca intestinale danneggiata dalla terapia. Oltre ai probiotici sarebbe anche utile assumere vitamine e sali minerali, per evitare la dis­idratazione soprattutto in caso di febbre. Anche perché queste sostanze aiutano a prevenire i malanni, a rendere più forte l’organi­smo e a proteggerlo dall’aggres­sione dei batteri.

Studi recenti hanno messo in luce il meccanismo attraverso cui alcuni batteri come lo Stafilococco aureo si difendono dagli antibioti­ci. Ciò dovrebbe permettere lo svi­luppo di nuove molecole per ri­solvere il problema della resisten­za batterica. Lo Stafilococco aureo, infatti, quando si trova a contatto con l’antibiotico sviluppa un enzima che gli permette di produrre una molecola di monos­sido di azoto. Ed è proprio questa sostanza a contrastare l’effetto del farmaco, riducendo i danni sul batterio. La ricerca fa sperare: se si riuscisse ad agire sull’enzima bat­terico che produce il monossido di azoto, rendendolo più vulnerabi­le, si potrebbe aggirare il proble­ma della resistenza al farmaco.

Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Ottobre_2009/04_Farmaci.pdf