Chi beve troppo rischia maggiormente di sviluppare la malattia di Alzheimer rispetto a chi beve moderatamente. Si tratta di uno studio iniziato nel 1974 e conclusosi negli ultimi mesi in Finlandia, i cui risultati sono stati pubblicati all’interno della pubblicazione Journal of Alzheimer’s Disease.
Portato avanti da diverse università finlandesi, questa ricerca ultra trentennale ha evidenziato il collegamento esistente tra la patologia ed un uso smodato di alcol.
Quest’ultimo non deve essere preso come causa del male di per se stesso. Se consumato in modo posato ed in piccole quantità fin dalla mezza età sarebbe in grado addirittura di proteggere il nostro cervello dalla malattia. La connessione tra alcol ed Alzheimer non va cercata solamente nella terza età: essa si instaura infatti nel corso dell’intera esistenza dell’essere umano.
La particolarità del “Finnish Twin Cohort”, (questo il nome del lavoro) portato avanti dalla collaborazione tra l’Università di Turku di Helsinki e dal National Institute for Health e Welfare finlandese risiede nel fatto che si tratta del primo studio riguardante non solo gli anziani, ma l’uomo in una età dove il rischio di sviluppare la malattia è molto basso.
Come spiegano gli autori della ricerca:
Questo risultato è significativo se si pensa che i cambiamenti biologici dovuti all’Alzheimer compaiono venti o trent’anni prima che si sviluppino i sintomi della malattia. Quindi identificare i fattori di rischio precocemente è indispensabile.
Nello studio è stato seguito l’evolversi della vita e delle patologie riguardanti centinaia di coppie di gemelli prese in esame dal 1974. I risultati hanno dimostrato che il rischio di deficit cognitivi come quelli dell’Alzheimer, ed il rischio di sviluppare la malattia sia hanno sia quando si beve troppo, sia quando non si beve per nulla per un lungo periodo di tempo e poi ci si lascia andare a delle bevute compulsive, comunemente conosciute sotto il nome di sbronze.
Coloro che non presenterebbero rischi quindi, sono tutti coloro che assumono piccole quantità d’alcol in tempi constanti.
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Fonte: Agi Salute