Il sonno è importante: dormire il giusto numero di ore rappresenta la prima e maggiore protezione contro diverse malattie, non per ultime quelle del nostro sistema nervoso. Sapevate che la mancanza di sonno può favorire la comparsa di demenza e del morbo di Alzheimer? Non è stata ancora trovata una correlazione diretta, ma diversi studi recentemente condotti, portano a pensare che i disturbi del sonno siano più colpevoli di ciò che sembra.
Ben quattro studi verranno presentati il prossimo 23 luglio sul tema presso il meeting annuale dell’Alzheimer’s Association di Vancouver e tutti mostrano in modo palese una correlazione tra i problemi del sonno e la demenza o nei confronti di altre tipologie di declino cognitivo, soprattutto nelle persone anziane. E’ importante, illustrano gli studi, dare all’organismo la giusta quantità, ma anche la giusta qualità del sonno. I ricercatori del Brigham and Women’s Hospital di Boston negli Stati Uniti, dell’Università della California di San Francisco, della Washington University School of Medicine di St. Louis e in Francia, ed un gruppo di ricercatori francesi su questo punto sono concordi.
Il primo studio sull’Alzheimer tra quelli che saranno condivisi nel congresso, il più grande, ha analizzato i dati relativi ad oltre 15mila donne che facevano parte dell’U.S. Nurses’ Health Study dall’età compresa tra i 14 e i 50 anni circa. Le turniste che lavorano di notte e presentano un ritmo sonno-veglia alterato, hanno mostrato dei risultati mediamente più bassi rispetto a coloro che dormivano sette ore per notte, archiviando un invecchiamento cognitivo pari a due anni, senza contare un peggioramento delle funzioni cerebrali sul lungo periodo. Commenta la coordinatrice dello studio Elisabeth Devore:
Abbiamo avanzato l’ipotesi che le variazioni estreme nella durata del sonno potrebbero essere le peggiori per la funzione cognitiva perché disturbano il ritmo circadiano. Penso che questo ci dia gli elementi per pensare a interventi basati sul ritmo circadiano e il sonno con un percorso atto ad affrontare le funzioni cognitive.
Le altre ricerche presentano risultati analoghi pur prendendo in considerazione diversi aspetti del rapporto sonno-demenza: l’apnea del sonno, la sonnolenza eccessiva come mascheramento di un declino cognitivo e addirittura la produzione di amiloidi (proteine “spia” della possibile presenza di Alzheimer in base ai loro livelli, N.d.R.) dell’organismo in base alle ore di sonno come nello studio condotto dalla Washington University School of Medicine di St. Louis.
Alzheimer’s Association di Vancouver
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