IAD, Internet Addiction Disorder, ovvero la dipendenza patologica da internet. Il termine, coniato già nel 1995 indica comportamenti ossessivo- compulsivi legati all’uso del computer e del web. La letteratura psichiatrica sull’argomento indica 5 diversi tipi di dipendenza online:
- Dipendenza cyber-sessuale
- Dipendenza cyber-relazionale (o dalle relazioni virtuali): è il caso ad esempio dei social Network
- Net Gaming: la dipendenza dai giochi in rete ( videogame, shopping compulsivo, gioco d’azzardo patologico e il commercio online compulsivo).
- Sovraccarico cognitivo o Information overload: ricerca ossessiva di informazioni.
- Computer addiction o Gioco al computer.
Non esistono dati ufficiali su questo tipo di dipendenza, ma si stima che ne possa soffrire almeno il 10% degli utenti. A novembre in Italia ha aperto il primo centro pubblico per combattere questa nuova patologia.
Al Policlinico A. Gemelli di Roma finora sono stati visitati circa 60 pazienti. Il Dott. Federico Tonioni, psichiatra e responsabile dell’ambulatorio ci descrive l’attività svolta:
Si sono delineati due gruppi distinti che ci hanno portato ad approcci diversi. Il primo livello di intervento riguarda un gruppo di pazienti consapevoli di avere sviluppato un rapporto patologico con il web. Hanno dai 25 ai 40 anni e dipendono per lo più da sexual addiction, gioco d’azzardo e giochi di ruolo. La consapevolezza agevola e per questo sono già iniziati dei gruppi terapeutici.
Purtroppo più numeroso (90%) il secondo gruppo, quello dei giovanissimi, (tutti di sesso maschile, 13-20anni), accompagnati nella maggior parte dei casi dai genitori, fortemente preoccupati per una diminuzione netta della performance scolastica e della vita di relazione al di fuori dal web.
Si tratta di ragazzi intelligenti e razionalmente più maturi di altri, tendenti all’isolamento e con evidenti alterazioni nell’ambito dell’ emotività. Sono tutti dipendenti dai giochi di ruolo e non sono facili da trattare.
Non mi aspettavo una così alta casistica, ma ciò che preoccupa è la distanza intergenerazionale con i genitori. Come se tra loro ci fosse una sacca autistica, dovuta alla velocità con cui da 0 a 5 anni hanno vissuto il boom tecnologico.
Ma come capire se siamo dipendenti dal web? Esiste un criterio di autovalutazione?
Passare tante ore davanti al terminale non è sinonimo di dipendenza-ha proseguito il Dott. Tonioni- Se dopo 10 ore di navigazione usciamo con gli amici, il problema non si pone. Parliamo di psicopatologia quando si sente il bisogno sempre crescente di trascorrere tempo in rete preferendo questa attività ad altre relazioni sociali; Smettere di dialogare in famiglia, agitazione psicomotoria, ansia, depressione e insonnia, sono altri sintomi.
Per contattare l’ambulatorio del Policlinico Gemelli occorre chiamare i numeri 06/30154332-4122.