Possiamo considerare le malattie mentali come una nuova pandemia? Soprattutto negli ultimi anni questo tipo di disturbo è cresciuto esponenzialmente, per motivazioni differenti.
Incremento delle diagnosi legate alle malattie mentali
Una delle ragioni che ha portato a un incremento delle malattie mentali, o meglio della loro diagnosi, è anche la passata pandemia di coronavirus. Soprattutto i primi mesi e il lockdown hanno costretto le persone a dover fare i conti con sé stesse. E con la necessità di andare avanti, anche mettendo da parte la socialità alla quale eravamo abituati.
È importante, soprattutto in un’epoca come questa che ci porta a dover affrontare il problema e lo stigma che l’accompagna, chiedere immediatamente aiuto se ne abbiamo bisogno. Gli psichiatri non ci girano intorno: sottolineano l’incremento di questa problematica.
I numeri diffusi dall’Organizzazione mondiale della Sanità spaventano: raccontano infatti di una vera e propria emergenza tra i giovanissimi. Le malattie mentali, infatti, colpiscono circa il 10-20% dei bambini e degli adolescenti. Ed è stato rilevato come il 75% delle malattie psichiatriche insorga prima dei 25 anni, con ben il 50% che presenta sintomatologia entro i 14 anni.
Le diagnosi relative alle malattie mentali sono aumentate soprattutto nei più giovani, come già sottolineato, e nelle categorie più fragili. È stato stimato che già prima del 2030 la depressione e gli altri disturbi di questa tipologia saranno le più diffuse a livello globale già prima del 2030 rispetto alle patologie cardiovascolari.
Numeri più alti dopo la pandemia di coronavirus
“Dopo la pandemia i sintomi depressivi nella popolazione generale sono quintuplicati” spiega Emi Bondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria. “E oggi si stima che li manifesti circa una persona su tre. Tanto che si ipotizzano fino a 150 mila casi di depressione maggiore in più rispetto all’atteso, con conseguenze dirette su malattie oncologiche, cardiovascolari e polmonari. Depressione e ansia” sottolinea, “sono cresciute rispettivamente del 28 e 26% rispetto al periodo pre Covid. A dimostrazione di come la pandemia sia stata sicuramente un acceleratore per lo sviluppo di queste problematiche”.
Una situazione tutt’altro che rosea quindi, della quale i giovani stanno pagando il prezzo più alto. Le malattie mentali non opportunamente approcciate infatti possono portare a isolamento e di conseguenza anche a un aumento delle dipendenze tra la popolazione. In alcuni casi si può trattare di sostanze stupefacenti, ma lo stesso può avvenire con il web. E in particolare con videogiochi e social. Due mezzi che per quanto possono distrarre non possono assolutamente salvare da depressione e ansia. Anzi, possono portare a un loro peggioramento.
Il fatto che stanno venendo a mancare pian piano i numeri adeguati per quel che concerne gli operatori specializzati non aiuta. È per questo motivo che bisogna sensibilizzare su tema e spingere le persone a richiedere aiuto nel momento in cui sentono di non stare bene.