Benvenuti nella società della comunicazione a fini commerciali. Mai nella storia si è raggiunta una tale quantità di informazioni pubblicitarie, trasmesse istantaneamente da una parte all’altra del globo, e immediatamente recepite. Basti osservare i cartelloni pubblicitari che campeggiano lungo le strade, magari in curva. O ancora accendere la televisione e soffermarsi sulla breve ma incisiva descrizione di un prodotto durante uno spot pubblicitario. Musica, immagini ed effetti speciali in tal caso giocano un ruolo più forte delle stesse parole e d’altra parte, prestateci attenzione, il volume è più alto durante le pause pubblicitarie, malgrado nessuno di noi abbia schiacciato il tasto per aumentare l’audio.
Cartelloni, dépliants, spot televisivi giocano indubbiamente un ruolo nelle nostre scelte di consumatori, più o meno inconsciamente ci lasciamo condizionare dall’effetto provocato e provocatorio dei pubblicitari. Ma è proprio nel modo in cui recepiamo le informazioni che sta la chiave per non farsi influenzare anche in scelte fondamentali per la salute, vale a dire gli acquisti di prodotti alimentari. Secondo un recente studio, pubblicato dal Journal of Consumer Research, le descrizioni sui menù dei ristoranti e le pubblicità incidono sulle nostre emozioni, scatenando reazioni positive che portano all’acquisto.
Solo la piena coscienza che si tratta di scelte pilotate da altri tramite effetti studiati a tavolino, può portare a saper gestire questo tipo di giudizi spesso immeritati su di un prodotto e a discernere la vera qualità che spesso non è neanche pubblicizzata.
Basti pensare, e valga da esempio per tutti, all’agricoltura biologica, che certo ha meno spazi pubblicitari di merendine e piatti congelati di pasta pronta, ma non per questo è meno genuina, tutt’altro. Torniamo a ragionare con la nostra testa, senza lasciarci tentare ed influenzare da spot progettati proprio per corrompere le nostre scelte.
Gli autori di questa interessante analisi sulla relazione tra psiche e consumi sono Kidwell Blair, David M. Hardesty e Terry L.Childers, ricercatori all’Università del Kentucky.
I tre studiosi hanno esaminato l’intelligenza emotiva dei consumatori, includendo nell’analisi molte persone obese.
Il risultato ha individuato negli acquirenti più consapevoli della finzione scenica di molti spot, più autocontrollo nella gestione delle emozioni e, di conseguenza, scelte più salutari nel carrello.
Gli obesi, al contrario, sono risultati facilmente suggestionabili ed influenzabili dalle pubblicità dei prodotti.
Risultato, questo, che ha avvalorato le tesi degli esperti, sul ruolo esistente tra gestione emozionale e acquisti consapevoli.
Un invito ai consumatori è, pertanto, di scegliere in autonomia cosa mettere nel carrello, valutando in base alla salubrità dei prodotti alimentari, e non semplicemente basandosi sulle ingannevoli descrizioni pubblicitarie.
i AAAS.