Le noci sono un frutto secco molto buono e da sempre gradito alla popolazione. Secondo uno studio recentemente condotto dall’università di Scranton, negli Stati Uniti, non solo solamente le papille gustative a beneficiarne, ma l’interno nostro organismo: sarebbero infatti un toccasana per contrastare in modo efficace il colesterolo cattivo e contemporaneamente, anche per questo, prevenire le malattie cardiovascolari.
Tra l’altro non ci sarebbe nemmeno bisogno di mangiarne in quantità industriali, se a preoccuparvi è il contenuto calorico di questo frutto. Ne basterebbero infatti sette, al giorno: una quantità che i più golosi troveranno molto facile ingerire ed che i più attenti alla linea non temeranno. Ciò che ha di particolarmente buono la noce, è il livello alto di polifenoli che contiene. Parliamo infatti di antiossidanti molto potenti in grado di proteggere il corpo dagli attacchi dei radicali liberi e dai danni da ossidazione.
Il bello del rapporto tra antiossidanti e frutta secca è che queste sostanze per noi benefiche sono contenute in molte tipologie di frutta secca: l’unica differenza consta nella quantità di polifenoli presenti. Ed il dott. Joe Vinson e la sua squadra hanno stilato una sorta di classifica di questi cibi contenenti polifenoli ed omega 3, stabilendo quali fossero quelli più “meritevoli”.
Analizzando diverse tipologie di frutta secca, gli scienziati hanno rilevato come le noci ovviamente fossero al primo posto in tale classifica, seguite subito dopo dai pistacchi e dalle noci del brasile. Entrambi i frutti hanno fatto registrate i risultati più alti subito dopo i gherigli dell’albero di noce. A seguire si sono “classificati”: anacardi, nocciole, noci pecan, mandorle, arachidi, noci macadamia.
Ha sottolineato il coordinatore della ricerca:
Le noci hanno mostrato di avere il più alto e libero totale di polifenoli in entrambi i campioni [analizzati], normali o tostate.
Insomma, le noci hanno dimostrato di essere un’ottima arma contro il colesterolo.
Articoli Correlati:
Dalle noci aiuto per il tumore al seno
Fonte: La Stampa