Secondo un recente studio pubblicato sul Journal of American Heart Association, bere più di una tazzina di caffè al giorno riduce il rischio di ictus del 22-25% rispetto a coloro che ne bevono meno. Il basso o nullo consumo di caffè è stato associato ad un aumentato rischio di ictus in uno studio effettuato su 34.670 donne (età 49-83), seguite per circa 10 anni.
E’ troppo presto per cambiare le abitudini sul caffè, ma lo studio dovrebbe alleviare alcuni dubbi sul suo consumo, osservano i ricercatori svedesi che hanno condotto la ricerca. I gruppi sono stati suddivisi tra le donne che bevevano tra una e due tazzine tazzine al giorno, da tre a quattro, e cinque o più, ed un gruppo in cui non si beveva caffè per nulla. In tutti questi gruppi l’azione anti-ictus si è dimostrata migliore rispetto al gruppo dove non si beveva nemmeno una tazzina al giorno.
Le differenze sono rimaste invariate considerando anche l’abitudine al fumo, indice di massa corporea, diabete, ipertensione o il consumo di alcool. Le donne reclutate per l’esperimento hanno partecipato allo studio svedese Mammography Cohort, il quale indagava sull’associazione tra dieta, stile di vita e lo sviluppo della malattia. Nessuna delle donne aveva malattie cardiovascolari e cancro al basale nel 1997, quando lo studio è stato avviato.
I ricercatori hanno raccolto dati tra il 1 gennaio 1998 ed il 31 dicembre 2008, ed hanno così documentato 1.680 ictus, 1.310 infarti cerebrali/ictus ischemici (causati da ostruzioni), 154 emorragie intracerebrali (causate da emorragia all’interno del cervello), 79 emorragie subaracnoidee (causate da emorragia sulla superficie del cervello) e 137 ictus non specificati.
Dopo aggiustamento per altri fattori di rischio, il consumo di caffè è stato associato ad un rischio inferiore, statisticamente significativo, per quanto riguarda l’ictus, l’infarto cerebrale e l’emorragia subaracnoidea.
Alcune donne evitano il consumo di caffè perché pensano che non sia sano. In effetti, sempre più studi indicano che il consumo moderato di caffè può ridurre il rischio di alcune malattie come il diabete, il cancro al fegato e forse l’ictus
ha concluso Susanna Larsson, a capo dello studio, e ricercatrice del National Institute of Environmental Medicine, Karolinska Institute. Altri studi sono comunque necessari prima di trarre delle conclusioni definitive, ha aggiunto la dottoressa.
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[Fonte: Health24]