Troppo sale fa male. Ma non consumarne affatto non fa bene allo stesso modo, soprattutto alla salute degli anziani, le cui ossa vengono messe a rischio dalla carenza di sodio.
E’ il risultato di uno studio effettuato da un gruppo di ricercatori dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam presentato recentemente alla Renal Week 2010 nel corso del meeting annuale della società di Nefrologia statunitense.
Il team di specialisti, guidati dal dott. Ewout Hoorn ha esaminato i dati relativi ad uno studio (denominato “Rotterdam Study, n.d.r) portato avanti su migliaia di anziani della cittadina olandese per determinare quali siano i fattori che scatenino maggiormente le principali patologie neurologiche e cardiovascolari.
Nello specifico si parla di un gruppo di 5.200 ultracinquantenni tenuti in osservazione per 6 anni. Di questi, circa l’8% era iponatriemico, ovvero presentava poco sodio presente nel sangue. Si trattava per lo più di anziani malati di diabete e in cura con diuretici. Di questi, circa il 25% è stato soggetto a cadute, contro il 16% di coloro che presentavano livelli di sodio ritenuti normali. Coloro che presentavano uno scarso livello di sodio, erano sottoposti a rischio di fratture vertebrali in una percentuale del 61% e di altre tipologie di rottura ossea nel 39% dei casi, a differenza di coloro che presentavano un normale livello di sodio nel sangue.
Tali fratture non potevano essere ascritte ad osteoporosi, visto che la MOC (esame che misura la densità ossea, n.d.r.) risultava nella norma anche nei pazienti “iposodici”.
Sebbene lo studio abbia dimostrato che il sale incida sulla salute “scheletrica” degli anziani, i ricercatori non sono riusciti a capirne il perché. Il coordinatore dello studio, il dott. Hoorn, ha formulato però alcune ipotesi.
Una possibile spiegazione potrebbe risiedere nel legame, già visto in ricerche precedenti, tra la corrente generata da ioni sodio attraverso canali presenti nell’osso e la capacità di rigenerazione dell’osso stesso. Ma occorrono ulteriori studi per fare maggiore chiarezza in merito.
Sono stati diversi, anche in passato, gli studi che hanno dimostrato come riportare i valori del sodio a livelli normali diminuisca l’incidenza di cadute. A tal proposito la ricerca in questione consiglia un controllo più stretto da parte dei medici di famiglia dei valori di natremia, soprattutto in virtù del fatto che molti dei farmaci prescritti agli anziani pongono come effetto collaterale la perdita di sodio.
Il controllo dell’iponatriemia e il suo eventuale trattamento potrebbero essere un’importante nuova strategia nella prevenzione delle fratture nell’anziano.
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