Lo sciroppo d’agave è un dolcificante naturale che si ottiene dalla linfa dell’agave blu, una pianta succulenta diffusa in Messico. Il succo è utilizzato fin dall’epoca azteca e dolcifica il 25% in più dello zucchero bianco, tuttavia ultimamente è stato messo in discussione per via del processo industriale con il quale viene prodotto.
Sciroppo d’Agave e diabete
Lo sciroppo d’agave contiene una grande quantità di fruttosio (il 90%), ma un indice glicemico molto basso (l’indice glicemico dello zucchero, il comune saccarosio è 70, mentre quello dello sciroppo d’agave è 25). In teoria sarebbe indicato per i diabetici, tuttavia il fruttosio, oltre ad essere legato ad un più alto rischio di malattie del cuore e più elevati livelli di colesterolo, è correlato anche all’insulino-resistenza, che porta al diabete. Mentre il glucosio viene metabolizzato da ogni cellula del corpo, il fruttosio esclusivamente dal fegato. Senza contare che il fruttosio consumato in eccesso a lungo andare può causare steatosi epatica e cirrosi.
Calorie e valori nutrizionali (per 100 g)
- Energia: 280 kcal
- Proteine: 0 g
- Carboidrati: 70 g
- Zuccheri: 0 g
- Grassi: 0 g
- Grassi Saturi: 0 g
- Fibra: 0 g
- Sodio: 0 mg
Sciroppo d’agave, ha controindicazioni?
Lo sciroppo d’agave sarebbe un’ottima alternativa naturale allo zucchero, tuttavia quello che si trova sugli scaffali dei supermercati è ben altra cosa rispetto al nettare usato dagli indigeni del Centro e Sud America. Il succo di agave prodotto commercialmente è ricavato dall’amido della radice del bulbo, è perciò estremamente elaborato e trattato chimicamente per evitare che il prodotto irrancidisca. Inoltre l’agave tradizionale ha anche un sapore molto intenso e leggermente piccante e non sarebbe molto gradito alla maggior parte delle persone abituate ai classici dolcificanti. In sostanza i metodi di lavorazione utilizzati annullano il valore nutritivo di questa pianta. Sono pochi i produttori di agave tradizionale non trasformato. Morale della favola? Meglio la stevia se si cerca un dolcificante alternativo.
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