Il ruolo del selenio nel diabete è stato controverso, con alcuni studi che suggeriscono che esso aumenta il rischio di contrarre il diabete, e altri che invece affermano che esso ci protegge da questa malattia. Ora, la ricerca pubblicata sulla rivista del BioMed Central, Nutrition and Metabolism, ha dimostrato che negli uomini, in concentrazioni molto elevate nel plasma, il selenio è associato con una manifestazione inferiore di disglicemia.
Tasnime Akbaraly, la quale conduce la ricerca nell’Università di Montpellier, Francia, ha lavorato con il suo team di colleghi seguendo 1.162 uomini e donne francesi sani per nove anni, monitorando le concentrazioni di selenio nel plasma del sangue per tentare di calcolare l’incidenza della disglicemia, la quale avrebbe potuto predire l’insorgere del diabete.
La ricercatrice, alla fine del periodo di osservazione, ha spiegato:
I nostri risultati hanno mostrato che per i francesi maschi anziani, i quali presentano le concentrazioni plasmatiche di selenio di un terzo superiori rispetto alla distribuzione nella popolazione (1,19-1,97 mmol/L) [questo] è risultato significativamente associato ad un minor rischio di sviluppare disglicemia nei successivi nove anni.
Durante il periodo di studio, 127 nuovi casi di disglicemia si sono verificati, di cui 70 negli uomini e 57 nelle donne. Secondo Akbaraly,
Il motivo per cui abbiamo osservato un effetto protettivo del selenio negli uomini ma non nelle donne non è del tutto chiaro, ma potrebbe essere attribuito al fatto che le donne che fossero sostanzialmente sane, avrebbero un migliore stato antiossidante in generale ed alcune possibili differenze rispetto a come gli uomini elaborano il selenio.
Il selenio è presente nei cibi come cereali, pesce e uova, ed in particolare nelle noci del Brasile. Si tratta di un alimento molto controverso perché sono molteplici le ricerche che hanno rilevato la sua tossicità in quantità molto alte, le quali possono portare a conseguenze minori, quali perdita dei capelli e delle unghie, fino alla febbre, ma anche problemi gravi come danni epatici e neurologici.
[Fonte: Sciencedaily]