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Paura di mangiare: in aiuto le etichette sui cibi della Cee

Oggi in Europa più del 10% della popolazione soffre di reazioni avverse (allergia o intolleranza) agli alimenti. Il dato è in preoccupante crescita, tanto che la CEE ha deciso di monitorare gli alimenti, gli ingredienti e gli additivi che più le determinano, finanziando l’European Food Intolerance Databank Project, una banca dati che studia tutti i Paesi dell’Unione. Un allarme che ha spinto i legislatori ad introdurre l’obbligo di indicare in etichetta tutti gli ingredienti che compongono il prodotto finito per tutelare al meglio il consumatore.

Le allergie aumentano, soprattutto tra i più piccoli: si calcola che nei primi anni di vita ne soffrano il 7% anche se fortunatamente l’80/90% di loro ad oggi guarisce al raggiungimento del terzo anno di età. Ma quali sono le cause di questa incidenza e perché colpisce soprattutto i paesi occidentali? Perché il cibo, offerto dalla natura e lavorato dall’uomo per nutrirci, tenerci in salute, sostenere il nostro lavoro di ogni giorno improvvisamente è diventato così ostile tanto da essere rifiutato dal nostro stesso corpo?

Innanzitutto perché nella nostra alimentazione sono state aggiunte, grazie alla lavorazione industriale, delle sostanze sconosciute che il nostro organismo non è in grado di assimilare. E poi perché l’inquinamento ambientale e gli stili di vita non appropriati minacciano il nostro rapporto con il cibo, fin dal grembo materno, poiché da come si nutre la madre nel delicato periodo della gestazione dipende molto la salute futura del nascituro.

Anche le scelte alimentari dei primi mesi di vita incideranno sulla capacità di assimilazione degli alimenti da parte dell’individuo. E’ dunque importante informarsi, riflettere, capire perché solo un’adeguata informazione e un’alimentazione il più possibile sana e che cerchi di escludere processi di lavorazione inappropriati può davvero arginare questo preoccupante fenomeno. Lo confermano anche i dati sulle motivazioni per cui, in molti casi, un consumatore si avvicina al negozio di prodotti biologici: spesso è proprio colui al quale è stata diagnosticata un’allergia o un’intolleranza che cerca un’alternativa agli alimenti della grande distribuzione e soprattutto risposte di fronte ad un disturbo difficile da spiegare per la scienza medica ufficiale.