Anche in Gran Bretagna fa discutere il vaccino contro il papillomavirus, al centro della cronaca sanitaria italiana per la recente decisione del governo di escluderlo dai Lea: mentre uno studio farmaco-economico pubblicato sul British Medical journal conclude che si tratta con tutta probabilità di un buon investimento; dalle charities si levano numerose voci di protesta per la scelta del vaccino che protegge contro due ceppi del virus. Servono tuttavia informazioni sull’impatto epidemiologico ed economico dell’aggiunta di questa vaccinazione al sistema di screening della cervice per decidere se e come introdurla.
Il complesso modello messo a punto dal gruppo di economisti sanitari e matematici è stato usato proprio per questa valutazione, al termine della quale il governo inglese ha deciso di avviare proprio a partire da settembre una campagna che coinvolgerà il primo anno le ragazze di 12 e 13 anni, e nell’anno successivo si estenderà in modo da coprire tutta la popolazione femminile di età compresa tra i 14 e i 18 anni.
I ricercatori sottolineano il fatto che la bontà dei risultati di questo tipo di simulazioni dipende dalla bontà degli assunti di partenza usati per creare gli scenari, ma rivendicano per il loro modello una maggiore capacità di fornire conclusioni robuste. Quanto alle conclusioni, sono ancora soggette ad un ampio margine di incertezza perché non ci sono dati certi sulla durata della copertura offerta dal vaccino: la vaccinazione di routine delle ragazze di 12 anni unita ad una campagna iniziale estesa fino alle diciottenni è probabilmente conveniente (cost-effective) in Gran Bretagna, mentre non sembra esserlo per i maschi. Quanto al confronto tra i due prodotti in commercio, quello bivalente diventa concorrenziale rispetto al rivale quadrivalente se il prezzo di ogni dose è di almeno 13-21 sterline (16-26 euro) più basso.