Home » Storie di Medicina » Dice no ad aborto, figlio nasce sano: donna denuncia Fatebenefratelli

Dice no ad aborto, figlio nasce sano: donna denuncia Fatebenefratelli

Il feto è morto, va eliminato. Questo il messaggio delle parole che una mamma alla 5° settimana di gravidanza si è sentita dare al Pronto Soccorso dell’Isola Tiberina. Dando retta al suo istinto non si è “liberata” di quell’embrione. E 8 mesi dopo ha dato alla luce nello stesso ospedale un bambino sano. Ora vuole denunciare l’ospedale.

La morale di questa storia potrebbe essere “è tutto bene quel che finisce bene”. Ma il punto di vista di questa madre romana che rischiava di perdere il proprio bambino per una visita forse condotta troppo superficialmente è più che giustificabile. Qui non si tratta di affrontare il tema dell’aborto di per se stesso per il quale ogni donna, va sottolineato, deve essere libera di decidere da sola ed avere tutti gli strumenti, ma di rendere possibili delle diagnosi corrette e non affrettate.

La donna si era rivolta al Fatebenefratelli di Roma per via di alcune perdite ematiche alla 5° settimana di gravidanza. Temeva di aver avuto un aborto. Fattore che era stato confermato dalla struttura: il battito del bambino non era infatti rilevabile. La gestante non era però ancora pronta a “separarsi” da quel “figlio” che seppure non programmato era voluto ed ha rifiutato ricovero e raschiamento a favore di una medicinale che favorisse l’espulsione del feto morto.

Vogliamo chiamarlo istinto? Facciamolo. La donna sentendo che il suo bambino non era morto, non solo si è informata in rete in merito ed ha deciso di non assumere il farmaco, ma si è recata dal proprio medico di base, specializzato in ginecologia. Quest’ultimo pur confermando la mancanza di battito, ha fissato una ecografia per la settimana successiva alla visita. In quel momento la sorpresa: il piccolo embrione era vivo e cresceva.

Il bimbo è nato lo scorso dicembre dopo una gravidanza ed un parto senza particolari problemi. Se non avesse avuto qualche dubbio, spiega la donna alla stampa, sarebbe stata lei stessa la “carnefice” di suo figlio. Motivazione per la quale la strada della denuncia dell’accaduto all’autorità è sembrata la via migliore da seguire.

Photo Credit | Thinkstock