Se un paziente chiede di sua spontanea volontà che siano staccate le macchine che lo tengono in vita, l’eutanasia è accettabile. In questo modo si può riassumere la decisione presa dalla Corte Suprema della Germania che ha prosciolto un avvocato tedesco, Wolfgang Putz, accusato di aver consigliato ai suoi clienti di staccare le macchine che tenevano in vita una loro parente in coma irreversibile da 5 anni.
Il legale era stato condannato a 9 mesi con la condizionale ed una multa di 20 mila euro nel 2007 in quanto l’eutanasia non era riconosciuta come pratica medica. Ma dopo aver fatto ricorso, nella giornata di ieri la Corte Suprema ha deciso che non si trattava di un vero e proprio reato perché c’era stata, prima del coma, l’esplicita richiesta della donna di voler morire nel caso in cui si fosse trovata nel letto d’ospedale in stato vegetativo.
Tagliare un tubo dell’alimentazione artificiale o staccare un ventilatore rientra nella categoria delle forme accettabili di interruzione del trattamento medico, se c’è il consenso del paziente. L’interruzione del mantenimento in vita, operata in conformità alla volontà espressa dal paziente, non è punibile. L’accanimento terapeutico non può essere esercitato nemmeno su pazienti che non abbiano firmato il testamento biologico.
Con queste parole la giudice Ruth Rissing van Saan ha assolto l’imputato. In Germania infatti esiste una legge di recente emissione che prevede il testamento biologico. Una persona può infatti consegnare ad un notaio le sue volontà, indicando cosa fare nel caso in cui si dovesse trovare in coma vegetativo. Ma questa legge è successiva al 2007, e per questo in primo grado il legale era stato condannato.
Ma l’interpretazione retroattiva della legge ha permesso di scagionarlo, e di aprire un nuovo capitolo nella vicenda eutanasia, tra l’altro proprio nel Paese del Papa Benedetto XVI, il quale con le sue azioni ostacola un processo legislativo che mette la vita nelle mani della persona stessa. Il Ministro della Giustizia tedesco ha accolto con favore questa sentenza, parlando di
un passo importante nel rispetto delle libertà individuali.
Un passo che ci piacerebbe fosse fatto, prima o poi, anche in Italia.
[Fonti: Corriere della Sera; Repubblica]