E’ stato lanciato da un gruppo di medici inglesi un allarme che riguarda l’uso di creme sbiancanti diffuse illegalmente sul mercato. Questi preparati sarebbero infatti, secondo i clinici britannici, responsabili dell’insorgenza di diversi problemi di salute fra cui la Sindrome di Cushing, una malattia rara ma piuttosto grave che colpisce soprattutto le donne. All’Ospedale Hammersmith di Londra i medici, grazie all’ esame di numerosi casi, hanno condotto una ricerca, pubblicata sull’autorevole rivista medica Lancet, nella quale denunciano la vasta diffusione dei preparati illegali per schiarire la pelle e il loro ruolo nell’insorgenza di gravi irritazioni e drastici squilibri ormonali.
Il caso più eclatante sarebbe quello di una giovane ventottenne di colore che ha ammesso di aver fatto uso per sette anni di una crema sbiancante non acquistata in farmacia ma in un negozietto non meglio individuato. Attualmente la donna sarebbe, secondo i medici, affetta da Sidrome di Cushing e avrebbe quindi sviluppato un gravissimo squilibrio ormonale che oltre ad averle fatto acquistare tredici chilogrammi di peso e averle causato la comparsa di lividi e peluria su schiena e viso, le è costata la possibilità di diventare madre rendendola infertile. Le creme sotto accusa conterrebbero infatti Hidrochinone, una molecola depigmentante il cui uso è vietato a fini cosmetici, e Steroidi.
Sarebbe stato l’alto livello di ormoni steroidei a causare la Sindrome di Cushing nella donna. Ma secondo la dermatologa milanese Riccarda Serri il rischio di sviluppare questa sindrome è legato più all’uso di cortisone, la sindrome viene infatti causata da una eccessiva produzione di cortisolo, che a quello di Hidrochinone il quale non implicherebbe invece rischi ormonali. La molecola sbiancante infatti sebbene vietata a scopi cosmetici è impiegata in preparati farmacologici. Tricia Tan e Tony Goldstone, che hanno coordinato la ricerca, sottolineano che il mercato illegale di questi preparati frutta nella sola Gran Bretagna milioni di sterline l’anno e che i pazienti sono spesso del tutto ignari del rischio che corrono.