Dalle mie parti l’incidenza dei tumori è la più alta d’Italia e qualcuno ancora non sa perché. Noi che ci viviamo invece sì. Questa mattina mi sono svegliata con uno strano sapore in bocca ed un’insolita puzza che penetrava nelle mie narici. Era diversa da quella acre che entrava nella stanza da letto ieri sera. Dipende da cosa bruciano di volta in volta nelle campagne qui vicino. Già, perché io vivo in uno dei tanti comuni del “triangolo della morte”, quell’area tra la provincia nord di Napoli e a sud di Caserta, ormai nota come terra dei roghi o dei fuochi tossici che uccidono.
Non lasciatevi ingannare però, quella che brucia non è l’immondizia che non si raccoglie e non si smaltisce: qui la “differenziata” si fa da anni, almeno a livello domestico, perché di certo non sappiamo poi che fine fa la spazzatura bella divisa in sacchetti raccolta tutta insieme una volta a settimana o al mese. Il problema è, come si evince anche dalle foto, che ad essere bruciati non sono gli avanzi del pranzo, come abbiamo voluto credere per tanto tempo (o ci hanno fatto credere) bensì rifiuti pericolosi per la nostra salute: rifiuti industriali, quantità enormi di copertoni, di scarti di lavorazioni tessili (con tanto di materiali utilizzati per le conce ed i trattamenti che sappiamo essere nocivi), contenitori di vernici, plastiche di ogni ordine e grado.
C’è anche tanto amianto che viene dato alle fiamme. Lui resiste, è indistruttibile per natura, ma di certo le sue particelle cominciano a liberarsi nell’aria ad ogni fiammata, abbracciandosi alle esalazioni che emergono dalle vernici, dalle pelli delle scarpe, dalle gomme giganti oramai fuse, che insieme si innalzano in un nuvolone di fumo nero o grigio o bianco (dipende da cosa predomina nel rogo): è questo che trascinato da un lieve vento arriva nelle nostre stanze, nelle narici, nel nostro apparato respiratorio, nei polmoni.
Secondo alcune indagini epidemiologiche qui è altissimo rispetto al resto d’Italia il tasso di mortalità per cancro (+47%) ed il tumore al polmone è il più diffuso. Tutti fumatori? Per ora le autorità scientifiche in materia hanno detto che non è ancora stato trovato il nesso tra le due cose, ovvero tra i roghi tossici e l’alta diffusione del cancro, ma da queste parti la matematica la si conosce bene:1+1 fa 2 di certo e non forse! Per cominciare a pensare a delle prove di ciò occorrerebbe istituire un registro tumori regionale: purtroppo però sembra che costi troppo e che quindi non si possa fare.
Ma non solo: statisticamente l’altra neoplasia più diffusa è quella al colon, insieme al fegato e allo stomaco tutto: è qui che passa tutto ciò che mangiamo e beviamo. Sì, perché non dimentichiamo che quello che sopravvive al rogo viene assorbito con la pioggia dal terreno, senza contare che sotto terra sembra sia pieno di bidoni dai contenuti altamente tossici, laddove è convenuto seppellirli, anziché sversarli direttamente. E quello che non tutti sanno è che questa zona è a prevalenza agricola! I rifiuti tossici vengono gettati e bruciati in mezzo o adiacenti a campi di pomodori, alberi di noci, insalata, … Ogni tanto i Nas pongono sotto sequestro un’area (un campo di broccoli dal colore giallo oro ad esempio è risultato contaminato da metalli pesanti), ma tutto finisce lì. Il resto della frutta e delle verdure finisce sulle nostre tavole e su quelle di ignari cittadini che magari abitano altrove.
Pensate che c’è ancora qualche sindaco che dice che queste non sono zone avvelenate (altrimenti si rischia che crolli il valore delle terre). Quello che i cittadini del “triangolo della morte” vogliono è tornare a vivere, smettere di piangere i propri cari. I troppi bambini. Vittime innocenti. Nostri figli e di coloro che nella totale illegalità portano rifiuti tossici e li bruciano ad ogni ora del giorno o della notte, per cancellare eventuali tracce e fare spazio al nuovo. Ce ne vuole tanto, perché non si tratta probabilmente solo dei rifiuti tossici dell’area interessata, ma pare che vengano anche da fuori Regione. La magistratura indaga, ma sentenze e condanne non bastano: servono controlli e bonifiche. Se volete un’idea di chi sono le nostre vittime e quante sono visitate il gruppo si facebook delle “Vittime del Triangolo della morte”, ora anche associazione “Vittime Terre dei veleni”, che si è posta l’obiettivo di informare e soprattutto di raccogliere i dati necessari, a sostituire/ creare il “registro tumori che non c’è”.
Ieri il ministro per l’ambiente Andrea Orlando si è recato a Caivano, nella Parrocchia di don Maurizio Patriciello, che da sempre “prete contro i roghi” per incontrare i cittadini. Momenti di forte tensione ma Orlando ha così risposto:
“Sono Ministro da soli 45 giorni, e capisco di essere di fronte ad un popolo spaventato. La prima cosa che devo fare è chiedere scusa di quello che è avvenuto finora, perché se si assume una respomsabilità la si fa in tutto”.
Dunque ottime promesse. Staremo a vedere.
Foto: Salvatore Pasovino D’Ambrosio