Il cuore inizia a battere più forte, sudiamo freddo, ed una sensazione di pesantezza ci preme sul torace, tutti sintomi che fanno capo ad un solo nome: ansia.
Le forme che l’ansia può assumere sono tante, forse troppe per poterle elencare tutte, poichè sotto questa parola si nascondono anche fobie e comportamenti ansiogeni che derivano dalle cause più disparate: paura di volare, terrore di parlare in pubblico, ribrezzo smisurato per gli insetti, senso di claustrofobia in ascensore.
Nella vita quotidiana siamo circondati dalle nostre ansie, dalle nostre paure, più o meno inconscie. Dei vari stati d’ansia abbiamo già parlato in precedenza, oggi voglio approfondire il discorso su una particolare forma ansiogena: l’ansia anticipatoria.
Prima di una prova importante, che sia un esame o un discorso in pubblico o un momento cruciale nella propria vita professionale e privata, l’ansia colpisce e può farlo in due modi: esiste un’ansia positiva, che spinge a temere l’evento e a sforzarsi di prepararsi adeguatamente, spingendo dunque a dare il massimo ed il meglio di sè, ed un’ansia che fa intravedere risultati catastrofici, scoraggiando, portando a sentirsi inadeguati alla prova e sconfitti in partenza.
Prima di una prova importante, che sia un esame o un discorso in pubblico o un momento cruciale nella propria vita professionale e privata, l’ansia colpisce e può farlo in due modi: esiste un’ansia positiva, che spinge a temere l’evento e a sforzarsi di prepararsi adeguatamente, spingendo dunque a dare il massimo ed il meglio di sè, ed un’ansia che fa intravedere risultati catastrofici, scoraggiando, portando a sentirsi inadeguati alla prova e sconfitti in partenza.
La distanza tra le due è molto sottile, ecco perchè è importante sfruttare a nostro vantaggio la paura del fallimento, per lavorare di più sulle possibili soluzioni ai catastrofici ostacoli che stiamo paventando.
Un esempio pratico, per chi studia, l’ansia che vi assale a una settimana (a me succedeva anche un mese prima!) dall’esame.
Questo tipo di ansia può spingere o a rimandare la prova perchè ci si sente impreparati, o ad impegnarsi di più e a studiare persino le note più piccole del programma d’esame. Ma a stabilire quale ansia debba prevalere siete voi, il vostro autocontrollo e la capacità di gestire le paure.
Un esempio pratico, per chi studia, l’ansia che vi assale a una settimana (a me succedeva anche un mese prima!) dall’esame.
Questo tipo di ansia può spingere o a rimandare la prova perchè ci si sente impreparati, o ad impegnarsi di più e a studiare persino le note più piccole del programma d’esame. Ma a stabilire quale ansia debba prevalere siete voi, il vostro autocontrollo e la capacità di gestire le paure.
Gestire la paura è molto diverso dal coprire e nascondere i timori, pur di apparire forti. Tutti abbiamo paura, e lo testimonia il fatto che anche le persone più sfrontate e disinibite, davanti a prove particolarmente importanti, perdono molta della loro sicurezza di facciata.
Solo nel momento in cui l’ansia diventa smisurata può diventare un problema per la vita professionale e sociale, e in quel caso è bene rivolgersi ad uno psicologo.
Solo nel momento in cui l’ansia diventa smisurata può diventare un problema per la vita professionale e sociale, e in quel caso è bene rivolgersi ad uno psicologo.
A quanto si legge su Focus, in un interessante articolo di Andrea Porta, l’ansia anticipatoria non sarebbe un problema per tutti, non per i broker almeno.
Una ricerca condotta da Gregory Samanez Larkin, un ricercatore della Stanford University (California, Usa) ha esaminato il comportamento dei suoi studenti mentre giocavano ad un gioco di società, in cui bisognava simulare investimenti finanziari.
In particolare lo scienziato avrebbe effettuato, durante la partita, la risonanza magnetica ai ragazzi, scoprendo che i soggetti più colpiti da ansia anticipatoria, che attiva l’insula anteriore del cervello, sapevano meglio prevedere i rischi degli investimenti fallimentari.
Una ricerca condotta da Gregory Samanez Larkin, un ricercatore della Stanford University (California, Usa) ha esaminato il comportamento dei suoi studenti mentre giocavano ad un gioco di società, in cui bisognava simulare investimenti finanziari.
In particolare lo scienziato avrebbe effettuato, durante la partita, la risonanza magnetica ai ragazzi, scoprendo che i soggetti più colpiti da ansia anticipatoria, che attiva l’insula anteriore del cervello, sapevano meglio prevedere i rischi degli investimenti fallimentari.
L’insula, già nei nostri antenati cavernicoli, si attivava per tenerli alla larga dai pericoli, ad esempio quando c’erano carnivori nelle vicinanze. Oggi le funzioni sono cambiate, ma l’insula funziona sempre come un monito, un campanello d’allarme del nostro cervello, che ci provoca ansia. Studiare meglio quest’area potrebbe anche aiutare nello scoprire come curare le forme d’ansia eccessiva, abbassando il livello di allarme dell’insula.