Sembra che assumere i farmaci anti-ipertensivi nelle ore serali, sia in grado di ridurre il rischio di ictus del 50%. A sostenerlo, è uno studio dell’Università di Vigo in Spagna, pubblicato sul “Journal of the American Society of Nephrology”, che suggerisce come prevenire le gravi conseguenze legate alla pressione alta.
L’ipertensione arteriosa è una patologia estremamente diffusa nei paesi industrializzati, si conta, infatti, che colpisca oltre 10 mila di italiani, a cui si aggiungono i numerosi casi di persone che, pur essendo ipertese, vivono senza esserne a conoscenza, almeno fino a quando non si verifica un evento cardiaco. Il lato positivo, è che i farmaci per tenere sotto controllo questa malattia esistono da tempo, tuttavia, secondo i ricercatori spagnoli, sembra che siano maggiormente efficaci se assunti nelle ore della sera, piuttosto che al mattino, come accade nella quasi totalità dei casi.
Più volte è stata sottolineata l’importanza dell’ora in cui i farmaci vengono assunti in relazione all’efficacia del medicinale stesso, così il team di studiosi ha voluto verificare in quale misura l’orario potesse influire sull’effetto degli anti-ipertensivi esaminando oltre 600 pazienti affetti da malattie renali e pressione alta. La ricerca ha avuto una durata di 5 anni e ha dimostrato come i pazienti che assumevano la pastiglia anti-ipertensiva la sera avessero meno probabilità di andare incontro a ictus e infarti. Inoltre, è emerso che al risveglio mattutino avevano anche la pressione più bassa rispetto a chi era solito assumere il farmaco prima o dopo colazione.
Come spiega il dottor Hermida:
I nostri risultati indicano che i tassi di eventi cardiovascolari nei pazienti con ipertensione possono essere ridotti di oltre il 50%, a costo zero, utilizzando la strategia di somministrazione dei farmaci che abbassano la pressione prima di andare a letto piuttosto che alla mattina. Questo studio documenta per la prima volta che la pressione sanguigna durante il sonno è il marcatore più rilevante e indipendente del rischio cardiovascolare.