La dilagante epidemia di obesità trova un nuovo capro espiatorio: i caloriferi. Proprio come è avvenuto con altri comfort ormai dati per scontato nella moderne società occidentali: ascensori, auto, cibi pronti, computers e tutte quelle comodità che o aumentando la vita sedentaria o spingendoci a mangiare prodotti ipercalorici ci portebbero ad ingrassare, come peraltro provato da più ricerche.
Stavolta sotto accusa per i chili di troppo è l’aumento delle temperature negli ambienti di vita indoor durante la stagione invernale.
Il sospetto viene da una recente ricerca pubblicata dalla rivista di divulgazione scientifica Obesity Reviews, effettuata da un’équipe dello University College of London.
Gli autori hanno esaminato una serie di studi sull’incremento dell’obesità negli States e nel Regno Unito in relazione al clima più caldo nelle case d’inverno.
L’esposizione ridotta al freddo può avere due effetti negativi sulla capacità di mantenere il peso forma: ridurre al minimo il dispendio energetico che il fisico consuma per mantenersi al caldo e diminuire la capacità del corpo di produrre calore.
Spendiamo ormai gran parte dell’anno in un clima mite. Il grasso bruno che differisce dal grasso bianco perché brucia per produrre calore diminuisce in ambienti troppo caldi, riducendo la capacità dell’organismo di eliminare i grassi.
La dieta e l’esercizio fisico contano nella perdita di peso così come influiscono sull’obesità i fattori genetici, spiegano gli autori, ma non bisogna sottovalutare altri fattori ambientali come per l’appunto le temperature che hanno certamente un impatto considerevole.
Ridurre le temperature negli edifici d’inverno aiuta l’organismo a non prendere ulteriore peso, oltre all’impatto positivo sull’ambiente dal momento che si tratta di una misura che riduce le emissioni di CO2.
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[Fonte: F. Johnson, A. Mavroggiani, M. Ucci, A. Vidal-Puig, J. Wardle. “Could increased time spent in a thermal comfort zone contribute to population increases in obesity?”, Obesity Reviews]