Sono sempre più numerosi i disturbi mentali associati all’abuso di droghe e/o alcol. Questo l’allarme lanciato dagli psichiatri della SIP (Società Italiana di Psichiatria) riuniti a Milano per fare il punto sull’assistenza psichiatrica in Italia a 30 anni dall’approvazione delle legge 180, meglio nota come legge Basaglia. Sotto accusa soprattutto il consumo congiunto di alcol e cocaina, che può avere effetti devastanti sulla psiche di individui particolarmente a rischio.
Da uno studio condotto tra il 2005 e il 2006 dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, è emerso invece il profilo dell’individuo tipicamente affetto da disturbi mentali in concomitanza ad abuso o dipendenza da alcol e/o droghe. Lo studio ha riguardato 86 mila pazienti distribuiti in 28 Dipartimenti di salute mentale: la doppia diagnosi risulta tre volte più diffusa fra gli uomini (età media 40 anni). In genere si tratta di persone in condizioni economiche precarie, che vivono ancora in famiglia. Gran parte di essi (tre su quattro) ha frequentato solo la scuola dell’obbligo, mentre solo il 20% di essi è autonomo e solo il 33% ha figli.
I disturbi psichici più frequentemente associati alla dipendenza da sostanze sono i disturbi di personalità (37%), la schizofrenia e gli stati paranoidi (30%). Seguono psicosi affettive (16%) e disturbi nevrotici (9%). Nel 41% dei casi questi si presentano in associazione con una dipendenza, mentre nel 54% dei casi si tratta di condotte di abuso, in particolare di alcol. Quanto al consumo di droghe invece è emerso che se la cocaina è maggiormente diffusa fra i pazienti affetti da disturbi della personalità, i cannabinoidi lo sono fra coloro che presentano disturbi schizofrenici.
A preoccupare maggiormente gli psichiatri della Sip, è il fatto che solo la metà dei pazienti con doppia diagnosi ha ricevuto un trattamento per la dipendenza, come afferma il presidente Alberto Siracusano. Ad allarmare gli esperti anche la constatazione delle carenze dei servizi sanitari in materia di prevenzione dei disturbi psichici anche non legati al consumo di sostanze stupefacenti. Non vi sono infatti sufficienti interventi rivolti agli adolescenti a rischio (35%) e alla prevenzione del suicidio (38%). Allo stesso modo non viene erogato abbastanza sostegno ai detenuti e alle persone affette da disturbi alimentari come anoressia e bulimia.