Il parto in casa? Non può essere considerato perfettamente sicuro e questo è un fattore che va sottolineato, soprattutto dopo che la Regione Lazio, con un decreto, ha stabilito un rimborso economico di circa 800 euro per chi deciderà di far nascere il proprio bambino tra le mura domestiche.
A prendere la parola in questo caso è la Sin, la Società Italiana di Neonatologia attraverso le parole del suo presidente Costantino Romagnoli, che sostiene come il parto debba essere sempre tutelato come evento, sia per ciò che concerne il nascituro, sia per salvaguardare la salute della madre. Cosa è che non rende sicuro il parto in casa? Ovviamente le complicanze post-parto che possono presentarsi in modo imprevedibile e senza che nessuno, ostetrica o altre figure presenti nel domicilio, possa davvero fare qualcosa. Pensiamo ovviamente alla remota possibilità di morte neonatale.
Quello che ha colpito la SIN è l’assunto che ha accompagnato questa decisione, ovviamente volta a tagliare alcune spese che gravano sul nostri sistema sanitario nazionale: “La possibilità di partorire tra le mura della propria casa, possibile però solo nel caso sia accertato dal ginecologo che si tratta di un parto naturale senza complicanze”. Lo ripetiamo, è impossibile avere questa certezza e ce lo ribadisce anche il dott. Romagnoli:
Nonostante le alte competenze che ostetriche e ginecologi possano fornire, le complicanze del parto e del post-partum non sono prevedibili in modo assoluto: ne è la prova la mole di contenziosi medico-legali che i colleghi ostetrici si trovano a dover fronteggiare. E vi assicuro che non si tratta quasi mai di malasanità! D’altra parte l’esperienza statunitense di molti anni fa aveva dimostrato che il rischio non è prevedibile.
E’ vero, vi sono dei paesi che stanno sperimentando la de-ospedalizzazione per il parto puntando alla domiciliazione come accadeva un tempo, ma deve essere anche sottolineato che tali paesi posseggono una organizzazione decisamente migliore di quella italiana e sono quindi in grado di gestire in modo diverso anche le situazioni d’emergenza.
Non sarebbe meglio quindi concentrarsi sulla ricerca di una vera sicurezza prima di promuovere il parto in casa?
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