Un trapianto di rene da donatore non compatibile è stato eseguito lo scorso 26 marzo su un bambino di 8 anni. L’incompatibilità riguardava sia il gruppo sanguigno che gli anticorpi. Otto mesi dopo, il bambino e sua madre (la donatrice) stanno bene e presentano una regolare funzionalità renale.
La storia di questo bambino ed in particolare questo trapianto aprono la strada ad un nuovo approccio terapeutico per coloro che soffrono di insufficienza renale e che necessitano di un orgni nuovo. Grazie al protocollo messo in atto e risultato dal decorso positivo, sarà possibile evitare in molti casi lunghe attese ed il rischio di perdere la vita in attesa di un organo compatibile o di rimanere per tutta la loro esistenza legati alla necessità di sottoporsi a dialisi.
Il bambino protagonista di questa storia sviluppa una grave malattia renale subito dopo la nascita nel 2006. Nemmeno un anno dopo è costretto a sottoporsi periodicamente a dialisi. Un primo trapianto da donatore cadavere fallisce per il sopraggiungere di una trombosi, conseguenza frequente nei trapianti pediatrici. Contestualmente si instaura una immunizzazione che rende incompatibili il 90% dei futuri donatori. A Pisa, centro d’avanguardia in tal senso, si decide di agire diversamente: nella struttura sono già stati trapiantati bambini piccoli con reni di donatori adulti ed è sviluppato un programma di trapianto da donatore incompatibile. Al Centro trapianti toscano decidono che quello del bimbo è un caso che si può trattare. Lo scorso marzo, come sopra specificato, viene eseguito il trapianto di rene, il primo in Italia con doppia incompatibilità.
L’organo inizia a funzionare sa subito e grazie alla sua completa funzionalità il bambino ricomincia a crescere e sia lui che la madre donatrice ritornano alla normalità quotidiana. Per il piccolo significa comportarsi finalmente come un bambino della sua età. Tornando all’operazione, in pratica l’organismo del bambino è stato “condizionato” attraverso alcune terapie ad accettare l’organo incompatibile: pratica più facile da donatore vivente perché il trapianto si può programmare e di conseguenza modificare la ricettività del ricevente evitando il rigetto.
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