La mortalità materna è in Italia un evento molto raro. L’Istituto superiore di Sanità è intenzionato ad eradicare totalmente il problema, grazie alla messa a punto di linee guida in grado di indicare ai sanitari i giusti passi da intraprendere in ogni situazione.
I numeri italiani in merito alla mortalità materna sono confortanti ed in linea con la media francese e quella inglese: 10 casi su 100mila bambini nati vivi. Questo non significa però dover rimanere fermi davanti al fenomeno. La nascita di una vita deve rappresentare un lieto evento e le tecniche mediche a disposizione degli specialisti devono collaborare ad un ulteriore abbassamento di decessi delle madri dopo il parto.
In molti ignorano che tali morti avvengano sia direttamente come conseguenza del parto per l’instaurazione di una condizione di emorragia ostetrica o patologie, sia sul lungo periodo (dai 30 ai 365 giorni dopo lo stesso, N.d.R) a causa della depressione post partum. Da questo punto di vista alcune regioni sono più virtuose di altre: il tasso più basso di mortalità e presente in Toscana, mentre quello più alto in Campania. Tra le cause più diffuse alla base dei decessi vi è nella maggior parte dei casi la presenza di patologie: malattie infettive ed influenza H1N1, emorragie, infezioni e sepsi. In alcuni casi le complicanze sono dipese addirittura da problematiche relative alla procreazione assistita.
In particolare a livello teorico si è agito sull’emorragia ostetrica e l’informazione ad essa relativa, essendo la stessa la prima causa di morte. Dei corsi di formazione a distanza sono stati organizzati in merito alla prevenzione, diagnosi e trattamento. Allo stesso modo si è agito nei confronti delle problematiche più gravi, sia fisiche che psicologiche. L’Istituto Superiore della Sanità ha in programma di completare queste linee guida prendendo in considerazione ogni aspetto della mortalità materna in modo tale da favorire un calo netto ulteriore della stessa in tutto il paese.
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