Uno dei più grandi misteri della storia della scienza moderna è capire come mai, appurato che il fumo di sigaretta è uno dei fattori principali per varie neoplasie, tra cui il tumore al polmone, capitava che molte persone vivessero per 80 anni senza problemi, nonostante fumassero più di un pacchetto al giorno. Al contrario c’erano persone che, dopo nemmeno 10 anni di fumo, si ammalavano di cancro.
Dopo anni di ricerche, un gruppo di ricercatori di Shangai e Singapore sono arrivati ad una (possibile) conclusione. La risposta sta nella combinazione nicotina-NNAL. Questo NNAL è un metabolita presente nelle urine, e quindi molto facile da individuare nelle normali analisi.
La ricerca, presentata al convegno American Association for Cancer Research, è stata effettuata su circa 80 mila individui in oltre 10 anni di osservazioni presso il Shanghai Cohort Study ed il Singapore Chinese Health Study. Qui si sono analizzati uomini e donne che fumavano diverse quantità di sigarette, avevano stili di vita differenti, e presentavano valori del sangue dei più svariati, così da prendere in considerazione ogni possibilità.
A lungo andare la ricerca ha cominciato a concentrarsi sul NNAL nelle urine, suddiviso in tre categorie, basso, medio e alto. Inizialmente è stato individuato che, mentre coloro che avevano il valore di questo metabolita basso erano a minor rischio di contrarre neoplasie, quelli che l’avevano medio presentavano il 43% di possibilità in più di contrarre un tumore, mentre quelli che l’avevano alto il 100%, cioè era raddoppiato.
Dopodiché si è cercato di analizzare il rapporto del NNAL con la nicotina, e qui i dati sono schizzati verso l’alto. In pratica se una persona ha i valori NNAL che rientrano nella categoria alta, hanno 8,5 volte in più la possibilità di ammalarsi di cancro al polmone rispetto a chi ce l’ha bassa. Questa potrebbe essere la soluzione dell’enigma, e l’apertura alla prevenzione. In pratica questo metabolita spiegherebbe come mai alcune persone si ammalano a causa del fumo ed altre no. Certo è che con i valori alti non si ha l’assoluta certezza di ammalarsi, ma se un individuo, prima di prendere il vizio di fumare, facesse delle analisi, saprebbe che, nel caso in cui i suoi valori fossero alti, sarebbe esposto ad un grave rischio di ammalarsi. E forse desisterebbe dal suo intento.
[Fonte: l’Espresso]