E’ una delle prime applicazioni nella pratica clinica della farmacogenomica, ovvero di quella branca della farmacologia, estremamente innovativa, che tende a personalizzare i farmaci in base al patrimonio genetico. Riguarda un test del dna che evidenzia molto rapidamente, la predisposizione ad una reazione tossica all’uso dell’ Abacavir, un importante farmaco antivirale, usato nella terapia contro l’ hiv. In genere è ben tollerato e per questo è anche tra i più usati, ma il 5/8% dei pazienti trattati, nel giro di un mese e mezzo, ha una reazione avversa, spesso molto seria.
Da questi elementi è partito il team dell’Istituto di Farmacologia dell’ Università Cattolica di Roma guidato dal prof. Pierluigi Navarra. In due anni di lavoro, il gruppo di ricerca, una volta individuato il gene e la sua alterazione, tipica dell’8% della popolazione caucasica, ha progettato e messo a punto il test identificatore, che è poi stato convalidato con l’ausilio della Clinica delle Malattie Infettive diretta dal Prof. Roberto Cauda, della stessa Cattolica.
La GlaxosmithKline, produttrice del farmaco, ha fornito i campioni per convalidare la metodica.
Il test è già a disposizione dei pazienti del Policlinico Gemelli di Roma e di coloro che attraverso l’impegnativa del medico curante lo richiederanno. E’ ovviamente un’indagine diagnostica da fare su indicazione e controllo di uno specialsta in malattie infettive.
Si tratta di un importante passo avanti non solo per la terapia contro l’ Aids, ma più in generale per la medicina del futuro, ed in particolare per la farmacogenomica, sempre più mirata ad una risposta farmacologica individuale, , che vedrà l’utilizzo di una pillola intelligente, un farmaco per una patologia in un paziente specifico. Il tutto a partire da un semplice prelievo di sangue o di saliva.