I tempi di recupero per chi ha subito ed è sopravvissuto ad un infarto variano sulla base di diversi parametri: dopo qualche settimana di riposo assoluto, segue la riabilitazione vera e propria, che può durare settimane, mesi, o anche tutta la vita.
Il rischio di morte o di un nuovo arresto cardiaco è più elevato durante i primi 30 giorni di riabilitazione dopo un attacco di cuore.
Secondo gli esperti, a recuperare le forze più velocemente sono i pazienti giovani e che erano relativamente in buona salute prima dell’infarto. Le persone che hanno attacchi di cuore di più lieve entità recuperano meglio a lungo termine e reagiscono positivamente ai trattamenti immediati. Al contrario, i pazienti che hanno subito un attacco più grave avranno più difficoltà a ritornare come prima.
Essere obesi è un grave fattore di rischio di morte dopo l’infarto. In uno studio condotto su circa 2.000 pazienti che avevano subito un attacco di cuore, i pazienti obesi risultavano avere il 50% in più di probabilità di morire nei successivi quattro anni.
Inoltre, nelle persone che soffrivano già di malattie croniche come il diabete, il cancro o un’altra malattia grave, un attacco di cuore risultava essere un colpo devastante che lasciava definitivamente disabili.
La qualità delle cure mediche durante il recupero ha un enorme impatto sulle prospettive di una persona a lungo termine, spiega Sharonne Hayes, direttore della Mayo Clinic’s Women’s Heart Clinic.
“I pazienti dimessi dall’ospedale con l’indicazione di assumere anche a casa farmaci come l’aspirina, una statina, ed un beta-bloccante si riprendono meglio rispetto agli altri” dice il Dott. Hayes. “Nel 25% dei casi i medici non li prescrivono per trascuratezza, nonostante una chiara dimostrazione della loro efficacia”.
Un altro fattore chiave per la ripresa del paziente è il programma di riabilitazione cardiaca, un programma di monitoraggio medico che utilizza l’esercizio, l’educazione agli stili di vita sani e il supporto psicologico per aiutare le persone a riprendersi dopo un attacco di cuore.
Questi programmi sono sotto controllo medico, migliorano la qualità della vita, e riducono il tasso di mortalità per i pazienti di cuore.
La ricerca suggerisce che la probabilità che un paziente adotti uno stile di vita sano dopo un attacco di cuore è legata alla condizione socio-economica. Uno studio della University of Toronto su oltre 3.500 pazienti ha rilevato che, a un mese dall’infarto, quelli con i redditi più alti sono stati molto più propensi a smettere di fumare e di bere e con maggiori probabilità di svolgere un’attività fisica, rispetto a quelli con i redditi più bassi. I pazienti che svolgevano un’attività fisica moderata hanno avuto un tasso significativamente più basso di mortalità nei due anni successivi all’infarto.
Anche quando un paziente recupera rapidamente fisicamente, il recupero psicologico può essere più lungo.
[Fonte: Health.com]