L’immunizzazione dal vaiolo, la quale era diventata obbligatoria circa un secolo fa per prevenire la diffusione del virus che ha causato milioni di morti in tutto il mondo, produceva una riduzione di cinque volte del rischio di contrarre il virus HIV. Dei ricercatori americani si sono accorti di questa reazione in laboratorio, ed hanno pubblicato la loro teoria sulla rivista BMC Immunology, suggerendo che la fine della vaccinazione contro il vaiolo, avvenuta verso la metà del 20° secolo, può aver causato una perdita di protezione che ha contribuito alla rapida diffusione del virus dell’HIV sin dagli anni ’70 fino ad oggi.
Raymond Weinstein, un medico di famiglia e scienziato di laboratorio presso la George Mason University di Manassas, Virginia, ha lavorato con un team di ricercatori della George Washington University e dell’UCLA. I ricercatori hanno esaminato la capacità dei globuli bianchi prelevati da persone immunizzate con il vaccino per supportare la replicazione virale rispetto alle persone non vaccinate. Hanno trovato delle replicazioni significativamente inferiori del virus nelle cellule del sangue da soggetti vaccinati.
Weinstein ha poi spiegato:
Ci sono diverse spiegazioni proposte per la rapida diffusione del virus HIV in Africa, tra cui le guerre, il riutilizzo di aghi non sterilizzati e la contaminazione dei lotti del vaccino contro la poliomielite. Tuttavia, tutte queste sono state smentite o non sufficientemente spiegate rispetto al comportamento della pandemia di HIV. La nostra scoperta che l’immunizzazione preventiva contro il virus vaccinia può fornire a un individuo un certo grado di protezione da una successiva infezione da HIV suggerisce che la revoca di tale vaccinazione può essere una spiegazione parziale.
L’immunizzazione dal vaiolo è stata gradualmente ritirata dal 1950 al 1970 in seguito all’eradicazione della malattia in tutto il mondo, e l’HIV si è diffuso in modo esponenziale all’incirca nello stesso periodo. Weinstein ed i suoi colleghi ipotizzano che la vaccinazione possa conferire una certa protezione contro l’HIV con la produzione a lungo termine delle alterazioni nel sistema immunitario, possibilmente includendo l’espressione di un recettore certo, il CCR5, sulla superficie delle cellule bianche del sangue di una persona che viene sfruttato da entrambi i virus.
Parlando dei risultati, Weinstein ha concluso:
Anche se questi risultati sono molto interessanti e, si spera possano portare ad una nuova arma contro la pandemia dell’HIV, sono molto preliminari ed è troppo presto per raccomandare l’uso generale del vaccino contro il vaiolo per combattere l’HIV.
[Fonte: Sciencedaily]