L’apertura al consumo di carni clonate del mercato alimentare inglese non piace e preoccupa l’Unione Europea, che non tarda ad esprimere le sue remore a riguardo, espresse nelle dichiarazioni di Pittella, vicepresidente vicario del Parlamento europeo e presidente della conciliazione legislativa sul regolamento Novel food:
Le dichiarazioni di apertura della Foods Standards Agency rispetto agli alimenti provenienti da animali clonati arrivano in un momento in cui questi temi sono al centro del dibattito europeo per i dubbi sugli effetti sanitari che ancora solleva la eventuale liberalizzazione del consumo di queste carni: è quindi del tutto inopportuno e pericoloso che uno Stato membro acceleri su un argomento così delicato per la salute dei consumatori e per il trattamento degli animali.
Ma quali sono i rischi appurati derivanti dal consumo di carne proveniente da animali clonati? La Food Standard Agency inglese, la Food and Drug Administration americana e di recente anche l’EFSA, l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare Europea, non hanno riscontrato sostanziali differenze tra la carne clonata e quella degli animali allevati tradizionalmente. Tuttavia, quello che porta l’Unione a frenare l’ingresso sulle tavole dei cittadini è la consapevolezza di non poter garantire al 100% che i prodotti clonati siano sicuri, oltre alle preoccupazioni inerenti il benessere degli animali stessi e le tecnologie utilizzate per la clonazione. Non di rado questi animali sviluppano disturbi respiratori e vivono meno rispetto agli altri. Qualcosa vorrà pur dire!
Pittella spiega che il Parlamento europeo farà in modo che in attesa di un quadro legislativo comunitario più chiaro, anche in Inghilterra, malgrado quanto dichiarato dall’agenzia inglese, i cibi derivati da animali clonati vengano banditi.
Le scelte in una materia tanto delicata non possono essere condizionate dagli interessi economici e dalle relazioni commerciali con i principali Paesi d’oltreoceano, Usa e Paesi latinoamericani, dove la clonazione a fini alimentari è prassi corrente e diffusa. Tra la salute dei consumatori e gli interessi delle grandi lobby il PE non ha dubbi: prima i consumatori.
[Fonti: Asca; Il Fatto Quotidiano]