L’angioplastica è uno degli interventi principali che si effettuano sui pazienti colpiti da infarto. Esso serve a liberare l’arteria ostruita per consentire un normale e corretto afflusso di sangue al cuore, portandolo alla guarigione. La tecnica consiste nell’inserimento di stent nel vaso sanguigno ostruito.
Un dato sconcertante è emerso da uno studio italiano recentemente pubblicato sull’American Journal of Cardiology: circa il 10% pazienti abbandona la terapia prescrittagli nel giro di un anno, aumentando il rischio di incorrere in un secondo infarto.
Chi viene sottoposto ad angioplastica deve sottostare ad una terapia basata su farmaci anticoagulanti al fine di evitare che il sangue risulti denso e aumenti il rischio di trombosi con conseguente possibile ischemia cardiaca. Su un campione di circa 1.400 pazienti preso in considerazione, l’8,8% ha abbandonato la terapia anticoagulante entro il primo anno dallo stent; un ulteriore 4,8% la ha abbandonata dopo poco più di un anno.
A quanto sembra la motivazione principale della maggior parte dei pazienti consta nella paura degli effetti collaterali del medicinale, nella difficoltà a ricordare di prendere tutte le pastiglie prescritte e la paura di emorragia in caso di ferite ed interventi più o meno di routine.
Spiega il dott. Antonello Gavazzi del Dipartimento Cardiovascolare degli Ospedali Riuniti di Bergamo, coordinatore insieme alla Dott.ssa Roberta Rossini dello studio:
Gli antiaggreganti sono necessari dopo lo stent. Purtroppo questa consapevolezza non è sempre radicata anche nei medici che non sono cardiologi e che i pazienti, quasi sempre over 70 con altre patologie, si trovano a incontrare dopo l’impianto dello stent.
E purtroppo diventa quasi una prassi interrompere la terapia una settimana prima di un intervento, sia esso anche dentistico. Creando le basi per un episodio di infarto a qualche giorno dall’operazione.
Ne vedevamo parecchi di casi simili, è per questo che abbiamo deciso di indagare più a fondo con uno studio pensato per verificare gli effetti della sospensione degli antiaggreganti.
Lo studio evidenzia in maniera netta le conseguenze dell’abbandono del farmaco anticoagulante: il rischio di nuovi infarti o ictus passa dal 13% al 28% mentre il pericolo di trombosi dello stent passa dal 3,4% al 7,6%. La mortalità triplica addirittura, passando dal 4,7% al 13,4%.
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Fonte: Corriere della Sera