Se soffrite di problemi respiratori, malattie polmonari o gravi allergie respiratorie, il motivo potrebbe essere attribuito alla vicinanza della vostra abitazione ad un’autostrada o ad un’area fortemente trafficata. Ne sono convinti i ricercatori dell’Unità di epidemiologia ambientale polmonare dell’Ifc-Cnr, dell’Ibim-Cnr di Pisa, dell’Istituto di scienza e tecnologie dell’informazione (Isti-Cnr) di Pisa e dell’Istituto di biomedicina e immunologia molecolare (Ibim-Cnr) di Palermo.
Secondo una ricerca effettuata presso i Comuni di Pisa e Cascina, è stato chiaro come chi viveva in un raggio di 100 metri dalle strade ad alta densità di traffico correva un rischio molto alto di contrarre patologie come bronco-pneumopatia cronico ostruttiva, ridotta funzionalità polmonare, allergie, asma e sibili.
La ricerca, effettuata su oltre duemila soggetti con un’età media di 46 anni per gli uomini e 49 per le donne, ha dato risultati preoccupanti.
Sono stati considerati altamente esposti i soggetti che risiedevano entro 100m, rispetto alla strada Tosco-Romagnola, moderatamente esposti i soggetti che risiedevano fra 100 e 250m e non esposti quelli che risiedevano fra 250 e 800m
afferma Giovanni Viegi, direttore dell’Ibim-Cnr di Palermo. Ad esempio nei maschi la possibilità di comparsa dei sibili era del 15,2% in chi viveva a meno di 100 metri dalle aree trafficate, contro il 9,7% in chi era distante da queste aree, quasi il doppio. Numeri simili per la broncopatia e la ridotta funzionalità polmonare. Nelle donne invece a preoccupare era la dispnea, tanto che in chi viveva nelle aree più inquinate poteva arrivare ad avere un’incidenza del 35,4%, oltre una donna su tre, mentre quasi una su 5 (18,6%) manifestava allergie.
Questo studio conferma come vivere vicino ad una strada trafficata sia associato a problemi cronici respiratori, valutati sia mediante metodi soggettivi (il questionario) sia mediante metodi oggettivi (test allergometrici e di funzionalità respiratoria). E inoltre sottolinea il valore aggiunto della stretta collaborazione fra ricercatori con conoscenze in campi scientifici differenti, quali gli epidemiologi e gli esperti di sistema informativo geografico
conclude Viegi. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Environmental health.
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