La tubercolosi è ben lungi dall’essere eradicata e nonostante gli ultimi dati presentati dall’OMS rivelino una diminuzione dei contagi e della mortalità la tbc rappresenta ancora un’emergenza sanitaria tanto pericolosa quanto globale. Certo è che se si fanno le corrette terapie, dalla tubercolosi si può guarire, nel 95% dei casi. Ma la terapia, basata su particolari combinazioni di antibiotici, è piuttosto complessa oltre che molto lunga (anche 12 mesi) e può presentare effetti collaterali. Vediamo di tracciare le linee essenziali delle cure antitubercolosi.
La cura per la tubercolosi
Per uccidere i micobatteri della tbc si utilizzano gli antibiotici. 5 i farmaci più efficaci ed importanti:
- Isoniazide (INI o INH)
- Rifampicina (RMP)
- Pirazinamide (PZA)
- Etambutolo (ETB)
- Streptomicina (SM) l’unica che si somministra per via intramuscolare (gli altri farmaci sono in compresse)
I più utilizzati sono i primi due l’Isoniazide e la Rifampicina ma la terapia base in caso di malattia tubercolre conclamata, ovvero tubercolosi bacillifera attiva si basa sul contemporaneo utilizzo di 3-4 antibiotici diversi, per evitare lo sviluppo di antibiotico-resistenza. Il 5% dei casi non curabili di tubercolosi è riconducibile a questa problematica. Il tutto è necessario anche a causa della lunghezza della terapia, dai sei ai 12 mesi. Tanto il tempo per debellare tutti i bacilli. Solo dopo 60 giorni circa il medico può ipotizzare di cambiare il trattamento diminuendo i farmaci o i dosaggi. In questo periodo bisogna essere sicuri di prendere i farmaci quotidianamente e agli orari precisi. Per questo è stato sviluppato un protocollo, il DOT, la terapia sotto osservazione diretta di un sanitario nei confronti del paziente che si reca direttamente nel centro antitubercolare per assumere i medicinali. Inizialmente anche in base di ricovero. I malati più affidabili, possono proseguire la cura individualmente a casa.
Come si somministra la terapia antitubercolare?
Come tutti gli antibiotici, anche questi per contrastare la tbc vanno presi sempre alla stessa ora, meglio a stomaco vuoto, mezz’ora prima del pasto; se si dimentica una compressa per un giorno non è grave, ma vanno avvisati i medici; evitare l’uso contemporaneo di alcolici.
I farmaci antitubercolari hanno effetti collaterali?
Gli effetti collaterali di tali medicinali sono numerosi e sempre va avvisato il medico curante in caso dei seguenti sintomi: mancanza di appetito, nausea, vomito, ittero, febbre persistente, mal di pancia, formicolio, vertigini, dolori articolari, sanguinamenti, alterazione della vista e dell’udito. La rifampicina inoltre può colorare di arancione i liquidi corporali (urina, lacrime e saliva): non ci si deve preoccupare; piuttosto questo farmaco contrasta l’efficacia della pillola contraccettiva, le donne devono usare altre tecniche per evitare una gravidanza; provoca fotosensibilità, quindi se la si assume in estate è necessario usare protezioni solari da spalmare sulla pelle. Soprattutto però la Rifampicina e l’Isoniazide, in combinazione o da solo il secondo, sono epatotossici, possono cioè provocare danni al fegato, anche molto gravi (fino al decesso) in persone adulte. Dati questi rischi, le organizzazioni internazionali hanno tracciato delle linee guida per consigliare i medici al meglio.
I pazienti con infezione tubercolare (non malattia) devono fare la cura antitubercolare?
Sì egualmente, è preferibile, per uccidere tutti i bacilli anche se inattivi, onde evitare a priori che si “risveglino” e sviluppino la malattia. In questo caso però si usa solitamente (seppur per gli stessi lunghi tempi) un solo farmaco, l’Isoniazide: è la cosiddetta chemioprofilassi. Data la tossicità di tale farmaco e considerato che si tratta di un’azione di prevenzione la chemioprofilassi si applica solo in caso di positività al test della tubercolina e nei casi con alto rischio di sviluppare la malattia. Le linee guida internazionali sottolineano l’importanza di una valutazione individuale, caso per caso e raccomandano una particolare attenzione nelle donne in gravidanza o nei bambini sotto i 5 anni. Nei bambini contagiati al Policlinico Gemelli, si è proseguito con la profilassi per i bambini positivi al Quantiferon (gli stessi erano negativi alla tubercolina Mantoux).Immaginate dunque i neonati del “caso Gemelli” sottoposti a questa profilassi? Ogni mese sono sottoposti a controlli epatici, anche se in realtà i danni i n questo senso sono documentati solo negli adulti. Come terapia coadiuvante viene prescritta Vitamina B6, al momento a spese delle famiglie, ma che il Ministero della Salute si è impegnato a rimborsare. Un caso veramente drammatico.
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