Ancora un capitolo sul caso della tubercolosi al policlinico Agostino Gemelli di Roma: recentemente il Tar aveva stabilito l’obbligo per la Regione Lazio di estendere anche ai bambini nati nel 2010 presso il nosocomio i test per verificare il contagio e procedere nell’adeguata profilassi. La presidente Renata Polverini si era detta disponibile a questa direttiva, ma aveva girato al Ministero della Salute una sfrezzante domanda:
“quale test usare? Il test della tubercolina, cutaneo o il Quantiferon in vitro con prelievo del sangue?”
Quesito lecito: le linee guida vogliono l’uso del test di Mantoux (o tubercolina), ma data l’età dei piccoli pazienti ed altri fattori di attendibilità era stato effettuato il test Quantiferon. Più sensibile, la migliore ipotesi, ma attendibile? Di fatto come si legge anche nel sito del Ministero della Salute tutti i bambini risultati positivi al Quantiferon erano risultati negativi al test della tubercolina. Questo può significare che il secondo è migliore o data l’epoca neonatale, vi è una ipersensibilità maggiore. Non esistono studi scientifici al riguardo. Secondo il Ministro Ferruccio Fazio, usare il Quantiferon è stato un gesto di lodevole scrupolosità da parte del Policlinico A. Gemelli, che ha permesso di mettere sotto profilassi solo il 10% di tutti i bambini coinvolti (dati i potenziali effetti collaterali dei farmaci usati). Il CSS (Consiglio Superiore di Sanità) “leggermente” in controtendenza col Ministro ha però ora risposto al “Polverini-quesito”:
“per i neonati va fatto il test cutaneo della tubercolina!”.
La positività al test è una delle fondamentali motivazioni per cui va eseguita la profilassi antibiotica. Il Codacons che ha promosso anche un’azione legale contro la Regione Lazio per motivazioni legate ai fatti, si è dichiarato soddisfatto della decisione del CSS nella speranza che i test inizino al più presto.
“Ogni giorno di ritardo rappresenta un rischio per i bambini, perché la profilassi antibiotica per i contagiati va iniziata quanto prima per essere efficace” ha spiegato Carlo Rienzi presidente dell’associazione dei consumatori.
Un nuovo passo dunque verso un percorso preciso: non può che fare bene, anche se tutti questi cambiamenti sicuramente mettono ansia a chi vive direttamente la questione (le famiglie coinvolte) e chi la vive da fuori. Di fatto il test del Quantiferon sembra più sicuro, ma è troppo nuovo per dare delle garanzie scientifiche, necessarie per affrontare un caso così delicato. Speriamo bene. Nel frattempo se volete approfondire le differenze tra i due test per la diagnosi di tbc o volete capire qualcosa in più del complesso approccio a questa patologia, leggete i post di seguito, che proprio in questi giorni stiamo realizzando per avere maggiore chiarezza.
- Tubercolosi, tutte le risposte sulla malattia ed il contagio
- Tubercolosi tutte le risposte sulla diagnosi
- I sintomi della tubercolosi
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