Cresce ogni anno, apportando nuovi ed onerosi costi al sistema nazionale sanitario: parliamo della medicina difensiva. Non è una nuova e riconosciuta branca medica, anche se si tratta di un fenomeno in continua crescita. Si tratta dell’atteggiamento ormai in voga tra molti professionisti di prescrivere esami ed accertamenti inutili al fine di “ripararsi” da eventuali cause di negligenza.
I numeri purtroppo sono alti: parliamo di milioni di visite specialistiche ed analisi non solo inutili per il paziente, ma estremamente dispendiose per il sistema, che si riflette in un’altra brutta abitudine presa dal personale sanitario: quella di tenersi lontani da esami invasivi che sebbene possano rappresentare un fastidio per il malato, spesso sono anche quelli che si dimostrano risolutivi per una possibile guarigione.
Il nome “medicina difensiva” è stato coniato proprio dai medici, gli stesi che ammettono, il una percentuale del 75% di averla praticata anche più di una volta nell’ultimo anno per “salvarsi” da eventuali cause legali, diventate spauracchio dei professionisti del settore ed uno dei maggiori trend sia per la sanità pubblica che quella privata.
Un fenomeno così diffuso a tal punto di aver creato un vero e proprio filone specializzato negli studi legali. Commenta sul tema il ministro della Salute Renato Balduzzi:
Credo sia venuto il momento di disincentivare comportamenti opportunistici come la medicina difensiva mettendo qualche punto fermo. La medicina difensiva, passiva, ma soprattutto quella attiva influisce sul sistema dell’equilibrio economico-finanziario ed entrambe hanno un impatto pesante in termini di tutela della salute, influenzando, soprattutto quella attiva, anche la programmazione del sistema.
Il costo sebbene ammortizzato dal sistema, si riversa poi sulle famiglie, portando ad un cerchio concentrico di sprechi deleterio per entrambe le parti in causa, i cui frutti si trasformano in una assistenza sanitaria non adeguata e un ingigantimento delle liste di attesa per gli esami specialistici: Risultato? La compromissione della salute di chi ha effettivamente bisogno di determinati interventi.
L’arma risolutiva, come spiega il dott. Vincenzo Denaro, ortopedico di fama internazionale e preside della Facoltà di Medicina dell’Università Campus Bio Medico di Roma, deve essere il dialogo medico-paziente. Una collaborazione proficua tra loro può portare ad ottimi risultati. E senza sprechi.
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