Renato Dulbecco, domani avrebbe compiuto 98 anni. Era nato a Catanzaro il 22 febbraio del 1914 da padre calabrese e mamma ligure. Liceo ad Imperia ed università a Torino, già a 16 anni: scelse la medicina, anche se la sua grande passione erano la fisica e la matematica. Qui ha seguito Giuseppe Levi, professore di anatomia ed ha incontrato Salvator Luria e Rita levi Montalcini, quali compagni di studio. Dopo la laurea partì per la seconda guerra mondiale come medico al fronte e al ritorno decise di imbarcarsi per gli Stati Uniti e raggiungere Luria. Era il 1947 e sulla nave incontrò nuovamente la Montalcini ed insieme fantasticarono su gli obiettivi scientifici da raggiungere, che poi divennero realtà.
Una serie di successi professionali, e l’arrivo al California Institute of Technology (CalTech). Qui nel 1958 l’intuizione che lo portò al premio Nobel nel 1975 che condivise con altri scienziati (David Baltimore e Howard Temin): i tumori sono indotti da una famiglia di virus che in seguito chiamerà oncogeni. Il desiderio di proseguire questo percorso lo conduce nel 1962 presso il Salk Institute e poi a Londra 1972 come vicedirettore della Imperial Cancer Research Fund Laboratories. La sua intuizione fu particolarmente rilevante se si considera l’epoca: la doppia elica del dna era appena stata descritta da James Watson e Francis Crick. Dulbecco volendo comprendere come alcune cellule sane impazzissero trasformandosi in tumori, ipotizzò l’infezione di alcuni tipi di virus capaci di indurre alterazioni del dna. Temin e Baltimore dimostrarono che il passaggio del virus nella cellula avveniva ad opera di un enzima. E la storia della ricerca scientifica in oncologia cambiò strada: i tumori si sconfiggono attraverso il dna.
In particolare questi “oncovirus” sono risultati esistere in molte forme di tumore, primo fra tutti quello al seno su cui Dulbecco ha lavorato a lungo a Londra e per il resto della sua lunga vita. Nel 1977 torna infatti al Salk Institute, per proseguire con alcuni collaboratori, nella nuova direzione, concentrandosi sullo sviluppo normale della ghiandola mammaria. Inizia ad utilizzare anticorpi monoclinali e a comprendere quanto siano diverse e numerose le cellule da identificare ed il loro ruolo nella carcinogenesi (cioè nello sviluppo dei tumori). Da qui il suggerimento (già nel 1985) dell’avvio di un progetto internazionale atto all’identificazione di queste, che poi sfocerà nel Progetto Genoma. Nel 1992 torna nel nostro Paese per organizzare il Progetto Genoma Italiano per il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche). Molti risultati, ma una grande delusione per lo scienziato: ricercatori abbandonati a loro stessi senza strutture e finanziamenti, dopo 5 anni il programma viene chiuso .
In questi anni però prosegue anche le ricerche sul carcinoma mammario i cui risultati suggeriscono un’implicazione di alcune cellule staminali mammarie all’origine del cancro. Le dimissioni dall’Italia nel 2006 quando a 92 anni decide di andare in pensione, tornando a La Jolla, la sua casa in California, ma sempre seguendo i lavori del suo Istituto Salk. E’ qui che è morto ieri.
Dulbecco però non sarà solo ricordato per le sue sensazionali scoperte, ma anche per il suo garbo, la gentilezza, la passione che ha sempre dimostrato nel suo lavoro e soprattutto verso i giovani ricercatori. E’ a loro che ha devoluto il suo compenso per la conduzione del festival di Sanremo insieme a Fabio Fazio nel 1999. Gli stessi a cui aveva dedicato un ringraziamento speciale al ricevimento del Nobel, quali fondamentali soggetti di stimolo per il suo lavoro. Da leggere la sua autobiografia realizzata in occasione dell’evento.