Un nuovo antivirale per combattere l’epatite C verrà presto immesso sul mercato italiano. Parliamo del Telaprevir, un nuovo farmaco, testato a lungo nella comunità europea e pensato per portare le persone affette da questa malattia epatica ad una più probabile guarigione in tempi più ristretti. Raggiungere questi obiettivi rappresenterebbe un forte passo avanti nella lotta a questa forma di epatite.
Soprattutto perché questa terapia, rispetto a quella tradizionale a base di interferone, in associazione con la stessa promette di durare di meno in misura temporale e di ottenere maggiore efficacia. Nel corso degli studi convalidanti gli effetti del farmaco gli scienziati si sono infatti resi conto che il Telaprevir è in grado di dimezzare la durata del trattamento anche nella maggior parte dei pazienti recidivanti.
Questo farmaco, lo ricordiamo per chi ancora non lo conoscesse o non ne avesse seguito le varie fasi di sperimentazione, è un antivirale ad azione diretta ed “inibitore potente e selettivo della proteasi non strutturale 3/4A del virus dell’ HCV”, approvato dall’Agenzia europea per il farmaco nelle terapie standard nei confronti di quei malati affetti da epatite C cronica appartenente al primo genotipo, la più diffusa nel mondo e la più complessa da debellare.
Nei tre studi che si sono resi necessari per la definitiva approvazione del farmaco è stato rilevato, su un campione di 2.290 pazienti, che l’associazione del telaprevir alla terapia standard porta un incremento delle guarigioni pari al 79% rispetto al 46% ottenibile con l’interferone. Il traguardo più importante ottenuto con l’associazione di questo farmaco alle normali cure protocollate per l’epatite c, è quello di aver raggiunto una riduzione molto rapida della carica virale del virus dell’HCV. E questo sia in pazienti che non erano mai stati sottoposti a delle cure, sia in quelli che erano già sotto terapia. Deve essere sottolineato che l’aggiunta del telaprevir può portare ad una comparsa ulteriore di effetti collaterali come prurito ed eruzioni cutanee ma insieme ai medici che seguono i pazienti è possibile contenere le manifestazioni attraverso un attento monitoraggio.
Nonostante le buone premesse di questo farmaco non bisogna però dimenticare che la prevenzione e la diagnosi precoce rimangono le migliori armi a disposizione della medicina e del malato.
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