Aborto ed obiezione di coscienza. Un tema caldo, sempre. Soprattutto perché la legge attualmente prevede entro determinati parametri che le donne possano ricorrere all’interruzione di gravidanza, ma sempre di più è difficile trovare medici disposti ad eseguirli.
Un controsenso visto che si tratta di una pratica medica correntemente in uso e del tutto legale. Eppure basta prendere i dati appena distribuiti su aborto e obiezione di coscienza in Lombardia per renderci conto che se la situazione è già tragica per ottenere la pillola del giorno dopo in Italia, quando si tratta di aborto, i numeri sono ancora peggiori. Due medici su tre sono infatti obiettori di coscienza. Nulla da eccepire in questo, ogni individuo deve poter avere libertà di scelta. Ma proprio per lo stesso principio, ogni donna deve potere avere la libertà di fare altrettanto e di sottoporsi ad una pratica medica legale e sicura.
L’assistenza prevista dalla legge 194 deve essere fornita in tutto e per tutto. E non è possibile, come accaduto proprio in Lombardia, che non vi fossero medici in un intero ospedale disponibili per una interruzione di gravidanza. Problema che viene potenziato quando l‘obiezione di coscienza di infermieri ed anestesisti si accompagna a quella dei sanitari. Non stupisce quindi che sia nata una piccola polemica politica intorno al problema. Da una parte rimane comprensibile che per motivi religiosi o personali l’aborto rimanga un problema di bioetica di una certa importanza. Ma d’altra parte non bisogna dimenticare che obiezione di coscienza e sanità debbono trovare un modo di convivere senza che l’una limiti l’altra.
Per il bene dei cittadini soprattutto. Non bisogna dimenticare che prima dell’approvazione della legge alla fine degli anni ’70 le donne erano purtroppo costrette ad interventi di “emergenza” ed illegali condotti spesso con mezzi impropri che mettevano a rischio la loro vista. Ricorrere ad un aborto non è mai un passo che una donna prende con leggerezza. E se siamo d’accordo che molte gravidanze potrebbero essere evitate con l’utilizzo di contraccettivi, rimane comunque il fatto che sia inaccettabile che non sia possibile trovare medici che prescrivano la pillola del giorno dopo o che eseguano un aborto in un ospedale pubblico o privato.
Photo Credit | Thinkstock