L’allergia all’acqua è una realtà. Il suo nome scientifico è orticartia acquagenica e la storia della venticinquenne californiana Tessa Hansen-Smith ci consente di capire quanto.
Cosa è l’allergia all’acqua
La giovane ha infatti condiviso sul suo profilo Instagram la sua storia, spiegando le difficoltà che si incontrano se si soffre di allergia all’acqua.
Non bisogna pensare che questa ragazza abbia inventato una patologia per farsi notare. L’orticaria acquagenica è una patologia rara che colpisce circa 250 persone in tutto il mondo. E che provoca gravi danni alla qualità della vita di chi ne soffre.
Immaginate di non poter bere acqua quando avete sete o di non potervi lavare come vorreste quando fa caldo. L’allergia all’acqua è una condizione che porta molta sofferenza e segni evidenti della sua manifestazione.
Parlando con l’emittente ABC la giovane ha spiegato quella che è la principale sintomatologia che ha sperimentato. La malattia è praticamente scoppiata quando lei aveva otto anni. Dopo la doccia notava importanti segni rossi sulla pelle, con lo scalpo che addirittura sanguinava quando si lavava i capelli.
Onde evitare reazioni allergiche la donna tende a bere per lo più latte. Quando infatti consuma acqua, prima sente bruciore alla gola e poi in tutto il corpo. La diagnosi è arrivata grazie a sua madre, medico. La quale ancora si sente in colpa per non essere riuscita a cogliere prima i segni dell’allergia all’acqua.
Condizione difficile da gestire
Tanta sofferenza è stata causata anche dalla maleducazione dei suoi coetanei. Alcuni addirittura arrivavano a tirarle l’acqua addosso. L’orticaria acquagenica la costringe ovviamente a rinunciare a mare e piscina, a farsi una doccia circa ogni due mesi e a trovarsi continuamente in ambienti a temperatura controllata per evitare di sudare.
Una condizione questa che negli ultimi tempi la ha costretta anche a sottoporsi a un intervento. La forte disidratazione della quale era rimasta vittima la ha portata allo sviluppo di una colite ischemica. Questa si presenta quando si blocca il flusso del sangue nei confronti del colon.
Ora è tornata a casa e sta continuando i suoi studi per divenire infermiera: la sua speranza è quella di potersi prendere cura in modo amorevole dei pazienti. La storia di Tessa dimostra come sia necessario sostenere continuamente la ricerca. In modo tale da poter essere di aiuto e di supporto anche a tutte quelle persone che soffrono di particolari patologie difficili da diagnosticare e da approcciare.
Soprattutto di come sia necessario comprendere in fondo alcune malattie per capire come approcciarle e non diventare una discriminante negativa per chi ne soffre.