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Pari opportunità in medicina: capire le disuguaglianze tra uomo e donna e curare con equità

Donne e uomini, separati geneticamente da appena un cromosoma (due X, contro un X e Y) eppure così diversi, biologicamente e psicologicamente! Per anni si è pensato che per favorire le pari opportunità queste differenze dovessero venir attenuate ed eventualmente ignorate. E’ chiaro invece che proprio dall’analisi delle differenze molecolari e comportamentali si potrà raggiungere la vera parità, in tanti campi, tra cui quello della salute.

Si è notato che molti tipi dì malattia possono avere incidenza dissimile in un individuo di sesso maschile e femminile e un diseguale decorso; non solo, uomini e donne rispondono talvolta in modo specifico alle terapie. Sarebbe di fondamentale importanza dunque approfondire quali sono i geni, le molecole che influenzano lo sviluppo di una patologia nella donna e nell’uomo. E’ interessante dunque quanto creato negli Stati Uniti, presso la Georgetown University di Washington DC: il centro per lo “Studio delle Differenze Sessuali nella Salute, nell’Invecchiamento e nella Malattia” contrassegnato con la sigla CDS.

 Il centro si è sviluppato sul concetto che il sesso di un individuo determini la sua salute, la longevità e la gravità di una malattia. Due dei tumori maggiormente diffusi, quello della mammella e quello della prostata sono ovviamente legati al sesso, ma anche per alcune altre neoplasie si notano incidenza e decorso diversi. Ad esempio le pazienti di sesso femminile hanno forme di tumore polmonare più aggressive, forse per la carenza di un enzima detossificante. La risposta ai farmaci è personale: le donne sono più sensibili alla morfina e all’anestesia, gli uomini traggono più beneficio da certi antinfiammatori.

Non bisogna mai scordare i cambiamenti fisici tra fase fertile e menopausa e l’interazione dei farmaci con gli ormoni. Infine, le donne nelle società occidentali vivono più a lungo degli uomini, in media circa 5 anni di più. Marina Vercelli, responsabile della Struttura di Epidemiologia descrittiva dell’Istituto Tumori di Genova spiega che le donne vivono più a lungo ma sono più spesso ammalate, mentre gli uomini vivono meno, ma in miglior salute!

Qualche anno fa, quando l’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, AIRC, ha lanciato per la festa della Mamma la campagna: “La ricerca è donna” una delle richieste era quella di impegnare più donne nella ricerca sia come “soggetto” che come “oggetto” di sperimentazione. Infatti accade non raramente che un farmaco destinato anche alle donne o addirittura solo alle donne venga testato in fase 1, per la tossicità, quasi esclusivamente su uomini: un paradosso. Anche senza allestire un centro specifico nel nostro paese, sarebbe di grande interesse la creazione di una rete di medici e studiosi per lo scambio di osservazioni e l’affermarsi di una prassi di medicina personalizzata.