Se i giovani italiani vengono descritti come soli, impauriti e alla ricerca di un equilibrio, il motivo si deve spesso alle cattive abitudini che apprendono dalla società, ed in larga parte a causa di genitori che gli permettono di apprenderle.
Il rapporto nazionale di Telefono Azzurro ed Eurispes parla di una generazione di giovani soli e violenti, a causa degli oggetti che contraddistinguono il 21esimo secolo (pc/internet, telefonini e videogiochi) che non aiutano più i ragazzini a socializzare, ma ad autoisolarsi sempre di più, con l’illusione di star socializzando dietro uno schermo, in maniera praticamente virtuale. Le cause? Sono presto spiegate.
Un bambino su 10 possiede un telefonino prima dei dieci anni. Una volta il cellulare era il tipico regalo delle feste dei 18 anni. Poi la media di età dei possessori si è abbassata sempre di più, fino a scendere appunto sotto i 10 anni, alimentando anche il mercato della pedopornografia, dato che oltre il 60% dei bambini di quella fascia d’età dichiara di utilizzarlo per farsi fotografie.
Altro fattore alienizzante è il pc, che il 93% degli adolescenti dichiara di possedere, e che è quasi sempre collegato ad internet. Ciò significa spesso passare molto tempo davanti giochi e videogiochi che rendono i ragazzi sempre più sedentari, favorendo l’obesità, ma anche la paura dell’esterno. Le conseguenze poi sono uno scambio della finzione con la realtà, che molto spesso si traduce in violenza. Sotto accusa sono i videogiochi violenti e diseducativi, ma le responsabilità molto spesso vanno anche a quei giochi che “prendono” talmente tanto da non riuscire mai a staccarsi dallo schermo. E’ infatti notizia di oggi di un ragazzino svedese collassato e colpito da attacchi epilettici dopo aver giocato per 24 ore di fila alla nuova versione del videogame “World of Warcraft“, uno dei videogiochi più in voga e più conosciuti in tutto il mondo, tanto da essere il protagonista di numerosi tornei on-line.
Quando poi gli adolescenti riescono a staccarsi dai monitor e provano ad uscire di casa, finiscono molto spesso con tentare di evadere dalla realtà. E così è in aumento l’uso di stupefacenti, ma soprattutto di alcool. Solo il 38,8% degli intervistati ha dichiarato di non ricorrere alle bevande alcoliche per divertirsi, mentre il dato che più preoccupa resta quello dell’età in cui si comincia a bere. Il 45,7% dichiara di aver bevuto per la prima volta tra gli 11 e i 14 anni, praticamente poco più che bambini. Sono poco più del 5% coloro che non hanno mai nemmeno provato alcolici, e questa percentuale va sempre più diminuendo. Le conseguenze di questo bere incoscientemente si traducono in atti di superbia, come il sentirsi invincibili, ma che poi si trasformano molto spesso in incidenti con le auto, o pericoli anche per chi va a piedi. Proprio ieri sera un adolescente inglese di soli 19 anni, sentendosi un superuomo ha bevuto 13 pinte di birra e alcuni bicchierini di superalcolici. Tornando a casa è scivolato sulla sponda del fiume ed è annegato. Questi sono solo esempi (che purtroppo si ripetono di giorno in giorno), ma la realtà è che il senso di responsabilità nelle nuove generazioni viene sempre meno, e forse la colpa è dei genitori, ma anche della società, che non fanno nulla per insegnarglielo.