E’una storia di dolore e speranza quella che sto per raccontarvi, che mi ha molto colpito quando ne sono venuta a conoscenza, navigando nella rete.
La Cina è un Paese singolare, sotto molti aspetti, ma è evidente che il cuore di una mamma non conosce distinzioni di cultura. Ama. Incondizionatamente. Al punto tale di non farcela a sopportare la vista del proprio figlio, malato di autismo, e pensare di porre fine alla propria vita e a quella del bambino.
Tian Huiping, dopo averle tentate tutte, tra centinaia di visite mediche ed ospedali, per aiutare Yang Tao, il figlio autistico, è caduta in una forma depressiva profonda. L’unico consiglio che le è stato dato è quello di ricorrere alla scappatoia della legge sul figlio unico, prevista in Cina. Se il figlio è disabile, infatti, è prevista la possibilità di averne un altro, a dispetto delle disposizioni vigenti. Non voglio contestare la legislazione del governo cinese, ma lo trovo alquanto discriminante. Come se un figlio malato non valesse come un figlio vero, non contasse.
Divorziata dal marito e lasciata completamente sola dalle istituzioni, Tian stava per mettere in atto il suo tragico intento, quando il figlio le ha sorriso. E’ lì che la donna ha intuito di non avere il diritto di porre fine alla sua vita. E ha deciso di lottare e di sperare.
Tutto questo succedeva circa 18 anni fa, oggi Tian ha aperto una scuola per bambini autistici, Stars and Rain Education Institute for Autism, che aiuta circa 3000 bambini al giorno.
Il tutto grazie ad un programma di divulgazione su come insegnare ai bambini autistici ed entrare nel loro mondo. Molti genitori vengono a Pechino anche dai piccoli borghi vicino e tornano poi nei loro villaggi, dove trasmettono ciò che hanno appreso agli altri genitori di bambini affetti da autismo.
Il governo cinese non offre alcun supporto alle famiglie con figli autistici, a parte concedergli di generarne un altro. Ma la solidarietà e la forza di un sorriso hanno fatto sì che grazie a Stars and Rain, queste famiglie si sentano meno sole. E meno portate all’estremo gesto dell’omicidio-suicidio. Il nome stesso della scuola è emblematico e suggerisce che dalla pioggia di lacrime possano nascere delle stelle. In un Paese il cui governo ignora le malattie rare, non potranno che essere stelle di speranza [via]