La terapia del dolore nasce per dare sollievo non solo alle persone affette da neoplasie allo stato terminale ma per consentire a chi soffre di dolore cronico (circa un quarto della popolazione italiana, n.d.r.) di poter condurre una vita normale e priva di troppe sofferenze. Le conseguenze di questo disturbo sono diverse e variegate. A due anni dalla legge 38 che ne disciplina l’accesso, la criticità in merito a questa particolare terapia ancora non è scomparsa.
Dei veri e propri ostacoli che solitamente, purtroppo, riguardano l’insufficiente preparazione degli operatori sanitari e il difficoltoso rapporto di alternanza dei vari interlocutori chiamati a curare i pazienti in base alle loro necessità patologiche. Individuare e risolvere questi problemi è ciò che si propongono di fare gli esperti riunitisi ieri nel Policlinico Romano di Tor Vergata per fare il punto della situazione.
Come spiega il dott. Alessandro Fabrizio Sabato, Direttore del Dipartimento Emergenze Urgenze medicina critica e del dolore del nosocomio romano:
Prendersi cura della persona che soffre e controllare il dolore nei suoi diversi aspetti sono i valori fondanti delle attività del centro di Terapia del Dolore del Policlinico Tor Vergata che, grazie a un sistema integrato di assistenza, rappresenta un HUB di eccellenza a livello regionale e nazionale. Tuttavia, il centro specializzato è spesso il punto d’arrivo di un paziente con dolore cronico “cancer e non cancer pain”, a cui si giunge dopo un tortuoso e a volte inappropriato percorso di cura.
E’ proprio l’accesso alle terapie il punto più critico con il quale il paziente si scontra. Perché non sempre lo specialista è adeguatamente informato sulle possibilità da poter mettere in atto in caso di dolore cronico, a prescindere dalla sua causa. Talvolta il problema arriva addirittura ad essere di tipo “culturale”: questo accade quando l’operatore sanitario per pregiudizio non tiene conto del dolore come parametro vitale da monitorare. Contravvenendo in qualche modo alla legge 38 che specifica il diritto del malato, secondo punti specifici da seguire, ad avere accesso alle giuste terapie.
Nella maggior parte dei casi, a meno che non ci si rivolga ad un centro specializzato, a riuscire ad accedere alle cure palliative, è solo il paziente che può contare su un medico di famiglia aggiornato in materia.
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