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Incontinenza e impotenza, in arrivo nuove tecniche di chirurgia pelvica

Tra le conseguenze indesiderate dell’asportazione della prostata, a seguito dell’intervento chirurgico per rimuovere il cancro, ci sono l’incontinenza e l’impotenza. Ma le ultime evoluzioni terapeutiche presentate durante il convegno organizzato recentemente da un gruppo di urologi lombardi lasciano ben sperare per il futuro.

Dove non arrivano i farmaci stimolatori dell’erezione, l’impianto di protesi peniene di nuova generazione consente, grazie all’inserimento di sling (benderelle) poste sotto l’uretra il ripristino della continenza e il ritorno ad una sessualità normale. Come spiega il professor Sandro Sandri, Direttore dell’Urologia e Unità Spinale dell’Ospedale G. Fornaroli di Magenta (Milano), tra i centri di eccellenza e di riferimento per l’Urologia e l’Andrologia Funzionale in Lombardia:

L’asportazione chirurgica completa della prostata causa impotenza in oltre il 70% dei pazienti operati, nonostante le tecniche laparoscopiche, robotiche e la nerve sparing, che risparmia i nervi dell’erezione. Durante l’intervento chirurgico infatti i nervi dell’erezione possono comunque subire dei danni che causano una disfunzione erettile temporanea e spesso definitiva.

In questi casi, soprattutto se i farmaci si dimostrano inefficaci, la soluzione risolutiva sono le protesi peniene idrauliche di ultima generazione che permettono un’erezione molto simile a quella fisiologica. Rispetto a quelle impiegate in passato, infatti, non sono solo in grado di ingrossare il pene, ma anche di aumentarne l’estensione. L’impianto della protesi, viene effettuato inserendo all’interno dei corpi cavernosi del pene 2 cilindri espandibili collegati ad una pompa di controllo, posta sotto la pelle dello scroto tra i 2 testicoli, e ad un serbatoio contenente del liquido.

L’uomo può ottenere un’erezione con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo presenti prima dell’intervento premendo semplicemente sull’area in cui è posizionata la pompa. In questo modo il liquido si trasferisce dal serbatoio ai cilindri e il pene si indurisce. Dopo il rapporto azionando di nuovo la pompa il pene torna al normale stato di flaccidità. Si tratta di una tecnica innovativa e riconosciuta valida in tutto il mondo, ma di cui i medici faticano a parlare ai loro pazienti, privandoli di una soluzione che potrebbe restituire loro una vita sessuale normale.

Anche l’incontinenza, subito dopo la prostatectomia è abbastanza frequente, fino al 60% dei casi, ma si tratta spesso di un problema che si risolve o comunque si riduce. La prima misura terapeutica è la riabilitazione del pavimento pelvico che accelera e favorisce la ripresa della continenza. Tuttavia percentuali variabili dal 3% al 10 % di pazienti operati rimangono incontinenti. Nei casi più gravi il trattamento più efficace è l’applicazione dello sfintere artificiale nei casi più gravi, mentre nei pazienti con incontinenza lieve è la chirurgia mininvasia basata sull’applicazione di sling sottouretrali.

L’intervento chirurgico si effettua in anestesia loco-regionale e con pochi giorni di ricovero. Questa tecnica inventata in Europa e già impiegata con successo anche in America su circa 50 mila pazienti è disponibile oltre all’Ospedale di Magenta in altri centri ospedalieri italiani a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale.

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