Una buona notizia per chi è affetto da linfomi non Hodgkin: l’Aifa, l’agenzia italiana del farmaco, ha concesso l’utilizzo come medicinale di prima linea alla bendamustina, in seguito ad una richiesta presentata dalla Fondazione Italiana Linfomi.
La domanda ufficiale da parte dell’associazione per l’approvazione dell’utilizzo di bendamustina come farmaco per curare i linfomi non Hodgkin è partita dopo che uno studio pubblicato sulla rivista di settore “The Lancet” suggeriva in base alle sperimentazioni di ampliare il raggio di azione di questo farmaco anche a coloro che erano affetti da questa patologia ed ancora non erano stati sottoposti a chemioterapia. Statisticamente questa tipologia di cancro è la sesta più diffusa nel mondo occidentale e nel nostro paese è attualmente il tumore del sangue più diffuso.
Nello specifico a convincere gli specialisti dell’Aifa sono stati gli ottimi risultati del trattamento congiunto di bendamustina e rituximab che ha portato, nel campione studiato, ad una maggiore sopravvivenza, una riduzione degli effetti collaterali e l’assenza di alopecia. Tre traguardi davvero importanti per qualsiasi malato. La bendamustina è un farmaco antitumorale che agisce sia come antimetabolita che alchilante. Spiega Pier Luigi Zinzani, Presidente Fondazione Italiana Linfomi (FIL) e Professore Associato presso l’Istituto di Ematologia e Oncologia Medica L. e A. Seràgnoli dell’Università di Bologna:
Le evidenze cliniche disponibili a marzo 2012 evidenziavano già che l’associazione bendamustina-rituximab (B-R) poteva rappresentare un’importante opzione di trattamento di prima linea per tutti i pazienti con linfomi indolenti e mantellari. Successivamente, i risultati dell’ampio studio pubblicato su Lancet hanno dimostrato che la combinazione bendamustina e rituximab, nei pazienti con linfoma non-Hodgkin indolente e mantellare, raddoppia la sopravvivenza libera da progressione di malattia, rispetto al trattamento standard CHOP-R, indipendentemente dall’età. Il regime terapeutico con B-R ha inoltre determinato una percentuale di risposta completa superiore a quella ottenuta da CHOP-R.
Questo via libera può offrire una speranza seria di cura anche a coloro che per età o patologia pregressa risultano essere più delicati e non in grado di sopportare una chemioterapia tradizionale.
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