Il paracetamolo è un farmaco molto utile perché può essere assunto per una grande quantità di condizioni. Purtroppo però ha anche diversi effetti collaterali. Per questo sono allo studio dei medicinali che possano sostituirlo. Allo studio in particolare ci sarebbe la proteina TRPA1, quella su cui agisce proprio il paracetamolo, la quale potrebbe essere al centro dell’obiettivo di nuovi farmaci che però non producono il NAPQUI, un sottoprodotto tossico che provoca i ben noti effetti indesiderati.
Il paracetamolo, anche se è uno dei primi medicinali che vengono assegnati in molte terapie, è ormai pronto per andare in pensione, avendo già 60 anni. Durante quest’arco di tempo, gli scienziati di tutto il mondo lo hanno studiato a fondo ed hanno individuato in quella proteina il punto in cui il medicinale agisce. Con degli esperimenti sui topi hanno infatti notato come, eliminando la TRPA1, il paracetamolo non ha alcun effetto. Per questo ora che si è capito come agisce, i prodotti futuri potranno essere resi migliori.
Adesso abbiamo capito il meccanismo principale del funzionamento di questa sostanza e quindi, possiamo iniziare la ricerca di molecole che funzionino allo stesso modo ma meno tossiche, che non comportino, insomma, complicazioni serie in caso di sovradosaggio
ha spiegato David Anderson del King’s College di Londra, uno degli autori dello studio. Il paracetamolo oggi è usato principalmente per abbassare la febbre e combattere raffreddori e mal di testa. I prodotti in cui è presente sono tantissimi, e così a tutti è capitato di assumerli almeno una volta, più o meno consapevolmente. Tra questi spicca la Tachipirina, ma l’elenco è molto ampio. Gli effetti collaterali più comuni sono allergie (specialmente nei bambini) e asma, ma possono esserci anche rilasci tossici nel fegato e nel midollo spinale. Tutte conseguenze che, se si riuscisse ad evitare la produzione del NAPQUI, non si presenterebbero. Lo studio è stato pubblicato su Nature Communications.
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