L’Aifa dà il via libera a nuovi farmaci per la cura dell’epatite C. Medicinali dalle alte possibilità di successo, vicine al 100% delle guarigioni. A quanto pare non solo il sofosbuvir sarà accessibile nel nostro paese.
L’Agenzia Italiana del farmaco ha infatti dato il via libera anche alla combinazione “3D” creata da AbbVie che, anch’essa senza interferone, ha mostrato dai trial clinici condotti, di poter portare il paziente ad eliminare il virus dal proprio organismo nella quasi totalità dei casi. Iniziano ad essere diverse le soluzioni alla portata degli epatologi e quindi dei malati di epatite C. Anche in questo caso però il vero problema è quello di portare all’utilizzo reale di tali medicinali.
Le Regioni sono infatti lente nel disciplinare la materia, sia per problemi burocratici che economici: aspettano infatti la ripartizione del Fondo apposito messo a punto dal Ministero. Sono poche le realtà che provano ad avanzare con le proprie gambe perchè si contano su una mano i bilanci che consentono di farlo. L’autorizzazione dell’Aifa, ad ogni modo, è valida per i genotipi 1 e 4 di epatite C e per i pazienti considerati di difficile approccio come quelli aventi una infezione da HIV concomitante.
Il fattore positivo dell’utilizzo di questi farmaci (Sofosbuvir, Harvoni e Daclinza, N.d.R.) è che insieme, per quanto l’accesso non sia propriamente garantito a tutti, coprono ogni singolo genotipo di epatite C esistente. I medici dovranno quindi solo scegliere quello più adatto per i pazienti più gravi a patto che le Regioni lo inseriscano nel proprio prontuario al prezzo stabilito dall’Aifa, facendo in modo tale che almeno tutte le persone che rientrano nella casistica decisa dal ministero possano usufruirne. Attualmente infatti delle 20mila persone che avrebbero dovuto avere accesso al sofosbuvir, solo 4-5 mila di loro sono state trattate, nonostante le ovvie proteste per la lentezza del processo di utilizzo della terapia.
Photo Credits | David Smart / Shutterstock.com