Charlie Chaplin disse “un giorno senza un sorriso è un giorno perso“: ecco forse perché le richieste di interventi estetici con l’obiettivo di rendere più belli e smaglianti denti e gengive sono in netta crescita. Forse più di quanto ci si dovrebbe dedicare alla salute orale. La ragione? È presto detta: un bel sorriso è la chiave di volta per il successo. In qualunque ambito lavorativo e contesto sociale, poter sfoggiare denti belli significa avere una marcia in più. Per questo, secondo alcune indagini, sembra che gli italiani vogliano tutti assomigliare all’attore di Hollywood del momento.
Fino a pochi anni fa se un dente era rotto oppure consumato c’era ben poco da fare: o si rimuoveva oppure si incapsulava. Oggi la musica è cambiata, anche parecchio. Restituire ad un dente rovinato la sua forma originaria è possibile grazie a piccolissime faccette in vetro-ceramica, che in pratica sono gusci realizzati con un materiale molto simile al dente. Grazie a questa tecnica straordinaria è possibile rimodellare il profilo di un dente e dargli la forma che più si desidera. Il tutto richiede dalle tre alle quattro sedute dal dentista, che durano al massimo un’ora ognuna.
Ma, per evitare di dover rifare tutto da capo dopo qualche anno, bisogna risolvere il problema che ha rovinato il dente. Per esempio, chi soffre di bruxismo, cioè il digrignamento notturno dei denti, dovrebbe trovare il modo di superarlo, con l’aiuto di un professionista. Gli esperti poi consigliano, in generale, di usare spazzolini con setole morbide o al massimo di media durezza, perché quelli troppo duri, a lungo andare, possono danneggiare lo smalto. A maggior ragione se ci si è sottoposti al trattamento con le faccette, che si possono rovinare facilmente con lo spazzolamento.
È la prima cosa che si nota quando si parla con qualcuno: il colore dei denti. Negli ultimi anni sono stati messia punto metodi di sbiancamento molto efficaci. Ma, attenzione: è meglio non illudersi più di tanto. La tonalità dello smalto si può correggere, non stravolgere. Se il colore naturale dei denti non è candido, meglio non aspettarsi un bianco perfetto. La formula che funziona meglio è un cocktail di trattamenti: tre sedute dal dentista e poi, a casa, l’applicazione di uno sbiancante, ogni notte per tre settimane. Il dentista, durante le sedute, applica sui denti una mascherina, su cui spalma un gel a base di perossido di idrogeno.
Dopodiché si colpisce la mascherina con una luce laser o una lampada alogena. La luce accelera il processo di sbiancamento attivando il principio attivo contenuto nel gel. Il tutto dura 15 minuti, non dà fastidio né dolore. A casa, per circa 20 notti, bisogna indossare la stessa mascherina. L’unico rischio è irritare le gengive, ma ciò succede soltanto se è già presente una gengivite. Di solito l’effetto dura un anno. Ma è meglio evitare di ripetere troppo spesso questi trattamenti: a lungo andare si può danneggiare lo smalto, aumentando il rischio di sensibilità al caldo e al freddo.
Quando compare una carie, l’unica cosa che si può fare è un’otturazione. Ovviamente bisognerebbe evitare di arrivare al “buco” nel dente, mettendo in atto le basilari norme di prevenzione orale che ormai tutti conoscono: spazzolino, dentifricio, filo interdentale e colluttorio. Meglio sarebbe dopo ogni pasto, al limite mattina e sera. Ma quando la carie c’è, bisogna per forza correre ai ripari. Una volta, per tappare i buchi, si usava l’amalgama di argento. Questa, però, saltava subito all’occhio anche se era applicata su molari più nascosti; poi poteva dare problemi di tossicità, soprattutto se le otturazioni erano molte, perché conteneva mercurio.
Oggi, quella che va per la maggiore, è l’otturazione estetica: per eseguirla si utilizzano materiali, come le resine composte, che in poche parole si mimetizzano perfettamente al punto che il dente sembra nuovo. In alternativa si possono usare gli intarsi in vetroceramica, cioè lo stesso materiale delle faccette usate per i denti rovinati: garantiscoro un risultato perfetto, in tutto simile a quello delle resine composte, anche se sono un po’ più care. La vita media di entrambe le soluzioni è comparabile a quella delle vecchie amalgame. L’unica avvertenza che gli esperti consigliano di seguire, se si usano le resine composte, è di lavarsi denti più spesso, perché il materiale usato è più poroso degli altri e quindi tende a “sporcarsi” più facilmente.
Fonte http://www.consumercare.bayer.it/ebbsc/export/sites/cc_it_internet/it/Sapere_and_Salute/articoli/Maggio_2009/0905_2_Benessere.pdf