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Yara, DNA decisivo per trovare il presunto assassino

 Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti, ha 44 anni, è sposato ed ha tre figli. Ora Ignoto 1, presunto assassino di Yara Gambirasio ha un nome, un cognome ed un volto. Si è giunti a lui attraverso l‘esame del DNA di sostanze biologiche trovate sugli slip e sui pantaloncini della bambina, rinvenuta morta dopo 3 mesi dalla sua scomparsa, ormai 4 anni fa.

Ancora una volta il DNA diventa dunque fondamentale in un’indagine scientifica, anche se a differenza di altri casi recenti come quello di Elisa Claps o dell’omicidio di Alberica Filo Della Torre, qui il percorso è stato più complesso e tortuoso. Già perché una volta individuato un profilo genetico questo è anonimo. Non esiste cioè un database che coinvolga tutti gli esseri umani e solo di recente in Italia a cominciato a costituirsene uno degno di questo nome, almeno per i fatti giudiziari. Per capire a chi appartiene il DNA rinvenuto sulla scena di un crimine è cioè fondamentale confrontarlo con quello di un sospettato, che con Yara non c’era. Si brancolava nel buio più totale. E così si è proceduto a campionare oltre 18.000 profili genetici, di abitanti nella zona, di operai frequentanti il cantiere di Mapello dove i cani molecolari avevano condotto le ricerche, eccetera.

Ma non solo, si è percorsa un’altra strada, quella del Cromosoma Y. Questo infatti permette di individuare con certezza le parentele della linea paterna (non a caso si usa anche nei test di paternità). Si è partiti dal dna di un ragazzo, che sembrava avere molti punti in comune con quelli trovati sugli indumenti: ma lo stesso si trovava all’estero nel periodo della scomparsa di Yara, quindi si è proseguito a cercare nella sua famiglia, con tutti i suoi parenti. E’ stato così individuato il padre di Ignoto 1, poi la mamma che con questi aveva avuto una relazione e poi infine si è giunti al figlio, che è risultato, abitare proprio a Mapello, ad un chilometro da Brembate di Sopra, luogo in cui la piccola Yara era scomparsa.

I genetisti sono convinti dei risultati raggiunti, come pure gli inquirenti che hanno fermato l’uomo poche ore fa con l’accusa di omicidio. Si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ da considerare innocente fino a prova contraria. Al momento il test del DNA però sembra indicare almeno la sua presenza sul luogo del delitto, in relazione al corpo di Yara. La scienza in tribunale è veramente così decisiva?