La crescina per combattere la calvizie? Brutte notizie per chi ne fa uso, visto che non fa ricrescere i capelli. Numerosi esperti avevano lanciato il sasso in tal senso ed ora l’Istituto Superiore di Sanità, che ha effettuato uno studio su incarico della procura di Torino lo ha confermato. Il tanto reclamato successo della crescina non esiste. E per chi lo commercializza, scatta l’ipotesi di reato di frode in commercio.
La ricerca condotta dall’ente sanitario nazionale non ha dubbi. Non vi sono prove che scientificamente possano condurre ad una correlazione tra l’utilizzo della sostanza e la crescita dei capelli. In particolare il clamore riguardo questa sostanza riguarda l’ipotetica capacità del principio attivo di “risvegliare le cellule staminali assopite”. Una caratteristica che la crescina non presenta non avendo “alcuna capacità di agire sulle cellule staminali o sul follicolo pilifero”.
Su questo punto poi il personale dell’Istituto superiore di Sanità è stato ancora più preciso: se davvero la sostanza avesse avuto la proprietà di agire sulle cellule staminali dei capelli, il prodotto di per se stesso non sarebbe potuto essere messo in commercio sotto il nome di “cosmetico” ma sarebbe dovuto essere qualificato come farmaco e come tale sottoposto a dei controlli decisamente approfonditi prima di essere commercializzato.
E’ stata questa la motivazione che ha spinto il pubblico ministero della procura di Torino a trasmettere gli atti ricevuti al Ministero della Salute. A sottolineare le capacità dermocosmetiche della crescina, e quindi priva di qualsiasi proprietà curativa ci aveva già pensato il dott. Paolo Gigli, tra i fondatori della Società Italiana di Tricologia che non molto tempo fa aveva sottolineato:
Al massimo questo prodotto, così come altri simili, può avere qualche effetto estetico, come il far sentire il capello più ‘corposo’ al tatto, ma da qui a una cura per la calvizie c’è una grande distanza.
Non si tratta del primo problema “legale” che la crescina ha affrontato. Per i “miracoli” promessi, era già stato multato dall’Agcom per circa 240mila euro. La Labo Europa, società che commercializza il farmaco in Italia spiega di essere sorpresa dall’iscrizione nel registro degli indagati presso la procura e di possedere prove documentali dell’efficacia della sostanza.
Dal 1998 Crescina ha ottenuto tre brevetti internazionali: quello svizzero, quello europeo e quello statunitense. Nel corso di questi anni anche in Italia ha ottenuto migliaia di attestazioni di efficacia sottoscritte dagli utilizzatori e dalle farmacie.
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