La sindrome della vescica iperattiva (detta anche sindrome da urgenza) è una condizione medica più diffusa di quanto si possa immaginare, con un significativo impatto sulla qualità della vita di quanti ne soffrono. Secondo un team di studiosi dell’Università di Adelaide potrebbe essere sintomatico di altre patologie come il diabete e le malattie cardiache.
La sindrome della vescica è caratterizzata dall’urgenza improvvisa e irrefrenabile di mingere, con o senza incontinenza urinaria (perdita involontaria di urina), di solito associata ad un’elevata frequenza minzionale diurna e notturna. Tale condizione colpisce maggiormente gli uomini e tende ad aumentare con l’età. Circa 1 uomo su 5, oltre i 40 anni, pare ne sia affetto e circa 1/3 oltre i 70 anni.
Secondo gli esperti australiani, che hanno pubblicato i dati della ricerca sulla versione online del Journal of Urology, la sindrome da urgenza potrebbe essere correlata non soltanto ai disturbi della prostata come si è sempre ritenuto, ma anche ad altre malattie. Come spiega il dottor Sean Martin, autore principale dello studio:
Questi problemi urinari sono associati ad altre condizioni, come l’apnea del sonno, la depressione o l’ansia, e l’obesità. La buona notizia è che molti di questi problemi sono curabili o modificabili, e lo abbiamo visto nel nostro studio che gli uomini possono superare i loro disturbi urinari se i problemi di fondo sono gestiti correttamente.
La sindrome della vescica iperattiva sembra essere anche un fattore di rischio per il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari. In caso di sospetta diagnosi con o senza incontinenza da urgenza il medico può impostare subito una terapia farmacologica antimuscarinica, ma esistono anche altre possibilità di cura come la terapia comportamentale con modificazione delle abitudini minzionali e alimentari, la riabilitazione del piano perineale, l’elettrostimolazione e l’agopuntura. Per i casi particolarmente resistenti alle terapie conservative si può fare ricorso anche alle iniezioni di tossina botulinica nella parete della vescia o all’impianto di neuromodulatore sacrale.
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